Il Fronte del Porto

11 Ottobre 2021: immagini durante la giornata di sciopero generale nazionale del sindacalismo di base.

Il fronte del porto in action verso il 15 Ottobre contro il green pass e l’obbligo vaccinale. Nessun tampone gratis, nessuna mediazione, è l’abolizione del lasciapassare vaccinale che si pretende con la lotta.

Quando i contenuti della lotta è la mobilitazione stessa dei lavoratori ad imporli ed arricchirli…

Il fronte del porto e dei lavoratori di Trieste dallo sciopero generale nazionale
dell’11 Ottobre del sindacalismo di base
verso il 15 Ottobre

Riduzione del salario reale, produttività e stillicidio di morti sul lavoro, estensione della giornata lavorativa si rafforzano nel modello produttivo della fabbrica tradizionale. E fuori dalla fabbrica tradizionale, schiavitù e lavoro forzato degli immigrati nelle campagne e nell’industria tessile si allargano alla scala di massa globale, e se alzi la testa finisci ammazzato nelle stradine della piantagione capitalista, oppure vieni preso a sprangate vigliaccamente durante un presidio, un picchetto.

E fuori dai luoghi dove si produce il valore capitalistico altre piaghe colpiscono duramente la vita dei proletari e proletarizzati: degrado sociale, precariato cronico, cibo tossico, aria piena di polveri sottili e cancerogene, l’acqua è spesso piena di residui di minerali pesanti, la natura saccheggiata dalle attività produttive grida vendetta. Le abitazioni nella urbanizzazione della nuova geografia capitalistica sono malsane ed addensate tra l’immondizia causata dal produttivismo di tante inutili merci capitalistiche dove a branchi nelle zone periurbane e di periferia brancolano e si sfamano i cinghiali.

Poi ci si stupisce se ci si ammala e si muore per un virus invisibile. Ma non ci possiamo sorprendere quando leggiamo che in questi due anni nel mondo c’è stato un aumento verticale delle morti per tutte le cause rispetto alla media dei tassi di mortalità degli anni precedenti. Questo è un indicatore che ha sempre segnalato una fase temporale di profonda crisi strutturale nelle società determinate dalle forme economiche e dai rapporti di produzione basati sulla proprietà privata incapace di rispondere ai bisogni reali della comunità umana divisa in espropriati ed espropriatori.

Questa fase temporale la ricorderemo nel futuro come il tempo del coronavirus. Ma è stato il covid ha provocare queste morti e questa crisi? È stata la sua pandemia sanitaria?

No. Questo è il risultato inevitabile del processo già in atto da prima e che nel tempo del coronavirus si accelera, acutizza e cronicizza come male sociale incurabile. La causa non è una pandemia sanitaria, ma la pandemia sociale cui il modo di produzione basato sulle necessità generali ed impersonali del capitalismo in un processo determinato sta facendo marcire l’insieme delle relazioni sociali e le condizioni di riproduzione della vita.

È la pandemia sociale, irriformabile ed ingovernabile del capitalismo con cui i proletari, i popoli razzializzati, le donne doppiamente oppresse ed i piccoli ceti medi trascinati in questo schiacciasassi sono costretti a fare i conti già da prima dell’apparizione del nuovo virus.

Razzializzazione degli oppressi e moderna schiavitù, estensione dei lager urbani e dei campi lager a cielo aperto, confini armati contro i dannati della terra non fanno più notizia, mentre l’antirazzismo istituzionale o delle iniziative umanitarie è sempre più parte funzionale del razzismo sistemico capitalistico ed imperialista, che lancia bombe dall’alto, devasta territori e nazioni dominate, ne razzia le risorse e poi invia umanitari cerotti medicali, nel mentre prosegue la sua guerra infinita agli immigrati.

Oppressione di genere e femminicidio sono all’ordine del giorno ma non fanno più notizia. Ed il diritto delle donne a decidere ad una maternità gratuita, consapevole ed assistita viene attaccata dalla offensiva generale degli Stati moderni e dal patriarcato sussunto dalla società borghese che il capitalismo ha funzionalizzato per la riproduzione sociale funzionale alla realizzazione del profitto.

Nuovamente alle donne doppiamente oppresse ed ai popoli razzializzati è negato il diritto di decidere dei loro corpi colonizzati, e razzializzati.

Oggi questa colonizzazione dei corpi e della libertà di movimento e circolazione attraverso i confini delle nazioni e delle regioni rosse, arancioni e gialle è estesa all’intera società per cui non vi è più alcun diritto di scelta, nemmeno il diritto di fuga è consentito, così come il lavoratore reso un libero salariato non puó più liberamente vendere la sua forza lavoro sul mercato. Anche la libertà della schiavitù del lavoro salariato è negata se non si è sottomessi al nuovo passaggio della dominazione del moloch capitale.

Se vuoi campare lavorando l’intera società umana deve sottostare al successivo passo della espropriazione capitalista e della sua colonizzazione imperialista: il tuo corpo non ti appartiene, esso appartiene al sistema di produzione del valore capitalistico e del profitto, non puoi scegliere più nemmeno la cura della tua salute come l’oppressione di genere nega alle donne la scelta consapevole sulla maternità. L’oppressione di genere e la sua ancestrale forma di oppressione patriarcale viene estesa a plasmare il dominio capitalistico sull’intera società.

Razzismo, patriarcato, schiavitù si fondono ad un livello più alto nel capitalismo nella sua fase storica di crisi più acuta.

Questa è la dittatura reale del capitalismo sulla società tutta, il grido di libertà di scelta che timido sale dal fronte del porto è la necessità anonima dell’umanità sfruttata a dire no!

A quando questa auto attività spontanea che sale in occidente saprà connettersi all’insieme degli sfruttati già ampiamente colonizzati, stuprati e razzializzati per cui attraverso l’azione interconnessa si realizzerà quel movimento reale che abolisce lo stato di cose presente?

Non lo possiamo prevedere tantomeno determinare, ma è un comporsi ritmato e disarticolato comunque in action tra flussi e riflussi. Noi possiamo rafforzarlo facendo parte dell’onda solidale e di lotta being water.

Intanto le sirene del porto squillano… ed i porti sono transnazionali.

3 pensieri riguardo “Il Fronte del Porto

  1. Leggo che Charles Fourier, uno dei tre più importanti socialisti utopisti, nei primissimi anni del 1800 affermava: “in una società il grado di emancipazione della donna è la misura naturale dell’emancipazione generale”. 215 anni dopo non sabbiamo ancora raggiunto questo traguardo, anzi, il sottosalario, specialmente in Italia, ma non solo, è stato esteso a gran parte dei giovani oltre che delle donne, a gran parte della classe operaia oltre che, ovviamente, degli immigrati!
    Speriamo quindi che il green pass sia la classica goccia che fa traboccare il vaso del governo dei “migliori”, i quali, nonostante che i salari italiani siano tra i più bassi dei paesi occidentali, e i morti sul lavoro tra i più alti, sembra proprio che non intendano saperne ne di salario minimo, ne di aumenti salariali, anzi, stanno facendo aumentare il costo della vita per ridurre a maggiore immiserimento le classi sociali più povere e stanno assegnando all’incirca il 99% dei miliardi che arrivano dalla Ue, alle aziende in generale ed ai ricchi in particolare!
    Speriamo quindi che la classe operaia incominci a svegliarsi, facendo del NO GREEN PASS il primo passo per la lotta generalizzata al capitale e ai suoi strumenti politici di controllo e repressione, ivi compresi i partiti e i sindacati di regime.
    Saluti
    Claudio

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