
Mentre le borse delle metropoli imperialiste, un po’ ovunque in occidente, hanno registrato nuovi record durante i mesi del coronavirus, lo scarto tra saggio di interesse e saggio di profitto, tra capitale “fittizzio” e capitale reale si fa sempre più esplosivo. L’immane liquidità monetaria messa a disposizione in questi mesi dalle banche centrali di Washington, Bruxelles, Londra e Tokyo per contrastare il precipitato del coronavirus sulla crisi generale e mondiale sistemica del capitalismo, ha sortito solo l’effetto di favorire una ancora maggiore concentrazione della ricchezza e del capitale nelle mani delle grandi corporations. Ma non ha arrestato il declino ed il procedere della crisi generale della accumulazione di valore del capitale.
Si procede dunque, per moto anarchico ed impersonale, da un lato verso una agguerrita concorrenza tra capitali e stati sul mercato mondiale, sempre più guerreggiata, dove la prospettiva della distruzione materiale delle forze produttive (capitale costante), merci, uomini e forza lavoro, e della natura, è la tendenza in marcia.
Dall’altro, le forze del capitale non possono far altro che intensificare lo sfruttamento senza tregua dei lavoratori e degli sfruttati delle campagne su scala mondiale.
Se nel cuore della metropoli imperialista, negli USA, la conflittualità di classe e proletaria rifà capolino, la reazione del capitale si impenna nelle periferie del mondo, dove la modernità della globalizzazione capitalistica e la moderna schiavitù vanno a braccetto.
Inaspettatamente, e nemmeno tanto, l’onda anomala indonesiana scompiglia gli scenari.
Cari padroni e magnaccia occidentali, se già stavate pensando al mercimonio schiavista dei proletari e dei contadini poveri di Jakarta e dell’Indonesia, offerti a voi dal governo di Joko Widodo, eccovi serviti. L’isola di Bali finalmente chiusa al turismo (e speriamo che per sempre chiuda con esso il turismo sessuale e l’abuso sessuale dei bambini e bambine indonesiani alimentato dalla mercificazione capitalistica dell’infanzia).
È in arrivo l’onda anomala, che non vi aspettavate.
È la rivolta proletaria, non solo contro il governo locale, ma anche contro la reazione del capitale mondiale, della finanza imperialista alla ricerca disperata di invertire la tendenza della crisi della valorizzazione del profitto.
Le misure del governo di Jakarta, la “omnibus law”, sono determinate ed imposte dalla finanza degli Stati imperialisti, la cui crisi di riproduzione e valorizzazione del capitale richiede di far precipatare la vita dei lavoratori nell’abisso. Non si tratta più di investire in mercati dove la forza lavoro è a basso costo. Si tratta di far corrispondere il tempo di vita, della riproduzione della merce forza lavoro all’essenziale, al tempo del lavoro.
La manovra del governo non si limita al saccheggio di donne e uomini. Si prefigge anche di trasformare le foreste tropicali indonesiane in zone di saccheggio ancor più che nel passato, destinandole per ulteriori intensivi progetti minerari e per la ricerca dei metalli preziosi necessari al new green deal capitalistico: è guerra senza sosta al mondo della natura.
In questi mesi stiamo assistendo ad una reazione coraggiosa del proletariato e degli sfruttati. Dagli USA alla America Latina e al Sud Est Asiatico bussa forte la rivolta. Spaiate, senza “partito” nè programma, ma già così la reazione degli sfuttati sta complicando e scombinando maledettamente tutti i piani del capitale e del suo andamento anarchico e impersonale. E la partita è in procinto di riaprirsi, facendosi beffa dei castelli geopolitici: come si diceva più di cento anni fa, o socialismo o barbarie!