Contro la repressione dello Stato. Con la lotta dei lavoratori e le lavoratrici di Piacenza, di Prato e del SI COBAS

All’alba di questa mattina oltre 25 lavoratori di TNT/Fedex di Piacenza hanno subito la perquisizione della polizia nelle loro abitazioni, ed i coordinatori provinciali SI COBAS di Piacenza sottoposti agli arresti domiciliari cautelari per “resistenza aggravata”.

Il reato per cui scatta l’operazione repressiva è la resistenza operaia in sciopero davanti ai cancelli della TNT/Fedex di qualche settimana fa, rea di non aver piegato la testa davanti al manganello dello stato, ma di essersi riorganizzata e ricompattata con maggior numero di forze di fronte ai cancelli del padrone.

Nel mentre arrivavano le notizie sui fatti di Piacenza, a Prato davanti ai cancelli della Texprint si è consumato un altro atto della repressione dello stato: i lavoratori e le lavoratrici, in sciopero da 40 giorni, sono stati brutalmente caricati dalla polizia per rimuovere il blocco opeario a colpi di manganello.

E’ chiaro il segnale che lo stato manda quando attorno alla lotta degli operai ed operaie della Texprint inizia ad esprimersi una soliderietà operaia da altri posti di lavoro.

E soprattutto, è una coincidenza singolare che la repressione a Piacenza avvenga esattamente tre giorni dopo il riuscitissimo sciopero dell’8 marzo, che ha coinvolto a Piacenza i lavoratori della Nippon Express e soprattutto le lavoratrici Amazon che con il loro coraggio hanno infranto il regime del ricatto, della ritorsione e della coercizione di Amazon.

E’ particolare non indifferente constatare che questo giro di vite repressivo dello stato a Piacenza avvenga dopo il riuscitissimo corteo di 1500 lavoratrici e lavoratori che proprio davanti al magazzino di Amazon hanno voluto manifestare la rabbia e la determinazione alla lotta delle sue lavoratrici. Allora, l’azione repressiva di questa mattina a Piacenza, la misura cautelare di arresto domiciliare per Arafat e Carlo del SI COBAS piacentino e gli altri provvedimenti giudiziali avviati sono si rivolti contro i lavoratori di TNT/Fedex, ma con un preciso occhio di riguardo contro le lavoratrici di Amazon ed ai lavoratori di NipponExpress (in cui si vuole introdurre il braccialetto elettronico per i lavoratori stile modello Amazon) che l’8 marzo tutti insieme si sono uniti nella lotta.

L’altro aspetto della repressione che arriva tre giorni dopo lo sciopero dell’8 marzo, è anche quello di rafforzare il regime Amazon del ricatto e dell’intimidazione. A questo stretto giro Amazon, nel compiacersi dell’iniziativa securitaria dello stato italiano, utilizzerà anche il paternalismo padronale nei confronti delle proprie lavoratrici che l’8 marzo hanno scioperato contro lo sfruttamento: “vedete che succede a seguire un certo estremismo sindacale… invece di seguire queste strade mettete le vostre proposte nell’Angolo delle Idee che l’azienda ha previsto all’interno dei suoi magazzini, così che l’azienda possa valutere le vostre proposte“, direbbe il preposto di turno.

l’angolo delle idee all’interno dei magazzini Amazon

Agli arresti domiciliari per il compagno Arafat (coordinatore SI Cobas provinciale di Piacenza) e per il compagno del SI Cobas Carlo, si aggiungono 5 fogli di divieto di dimora nel comune di Piacenza ed almeno 6 avvisi di revoca del permesso di soggiorno, più possibili misure speciali di sorveglianza per 21 indagati nei confronti degli operai TNT/Fedex.

Forse è la prima volta che si vede materializzarsi in maniera così grave la repressione delle lotte operaie avviene attraverso il meccanismo della revoca del permesso di soggiorno a chi lotta e si organizza, mostrando in modo così inequivocabile che il ricatto del permesso di soggiorno è una forma di repressione nei confronti delle lotte di tutti i lavoratori e che tutti i lavoratori sono chiamati a spezzare con la lotta.

La risposta contro la repressione a partire dai cancelli Fedex e da quelli della Texprint è chiamata da subito a collegarsi con una presenza militante anche davanti ai magazzini Amazon e NipponExpress: “noi le lavoratrici di Amazon”, “noi i lavoratori di NipponExpress non ci facciamo intimidire”.

Incoraggiamole e sosteniamole. Incoraggiamo e sosteniamo la solideriatà che da altri posti di lavoro ed altre città arriva per rivendicare la libertà di Arafat e Carlo.

Siamo, lavoratori e lavoratrici, tutti e tutte con Arafat e Carlo, con i facchini ed i lavoratori di TNT/Fedex di Piacenza, per il proscioglimento da ogni accusa nei confronti dei coordinatori SI COBAS di Piacenza e di tutte le iniziative giudiziarie ai danni degli altri lavoratori perquisiti e raggiunti delle misure dei fogli di via e di avvisi di revoca dei permessi di soggiorno.

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