Gli U.S. Marshals giustiziano un militante “antifa” durante l’arresto

Ancora un omicidio razzista da parte della polizia di Stato, questa volta da parte delle agenzie federali, nei sobborghi di Portland poche ore fa, il 4 settembre 2020.

Questo uomo, descritto come membro di antifa, è stato ucciso durante l’arresto. È ovvio e veramente risibile discutere o argomentare la dinamica dei fatti.

Si tratta di un omicidio da parte della polizia, da parte dello Stato.

Quante volte, come spettatori impotenti, assistiamo i suprematisti bianchi sfilare armati ed indisturbati sotto lo sguardo della “blue line” dei cops. Quante volte criminali assassini bianchi vengono arrestati con il guanto di velluto, come da ultimo per il ragazzino 17 enne che ha assassinato due manifestanti a Kenosha con il suo fucile automatico.
L’unica dinamica certa, non riguarda se l’uomo ammazzato stesse minacciando i poliziotti, resistendo all’arresto, se fosse armato di pistola o di coltello.

L’uomo di 48 anni, Michael Forest Reinoehl, era indagato per l’omicidio di un bianco militante dei Patriot Prayers che sabato scorso armati di tutto punto hanno minacciato i BLM di Portland.

L’unica cosa evidente è che se hai la pelle nera, marrone o sei schierato contro il razzismo a fianco dei fratelli di classe nera, la vendetta dello stato colpisce duro e a morte.

E soprattutto come in questo caso, la morte di Michael Forest Reinoehl arriva per vendetta della polizia federale degli U.S. Marshall, è un assassinio di Stato.

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