Philadelphia è rivolta

Le immagini dell’assassinio del 27 afroamericano, Walter Wallace da parte della polizia hanno impiegato davvero poco tempo a far scoppiare la rivolta nei quartieri di West Philadelphia che poi si sono estesi.

La polizia è stata attaccata con lanci di bottiglie, sassi ed assalti alle auto di pattuglia. Sui twitter degli U.S.A. ci sono tantissimi video dove la polizia è costretta a ritirarsi e darsela a gambe. 

Mix di manifestanti “pacifici” che fronteggiano solo verbalmente cordoni della polizia, mentre da dietro lanciatori di sassi li riempiono con delle gragnole di colpi. 

Questa è una tattica o una dinamica degli scontri di piazza ormai diffusa, consolidata, che tiene insieme come un ecosistema proletario i cosiddetti “non violenti” ed i cosiddetti “violenti”. Questo oltre ad essere un elemento “tattico” dell’azione di strada, è anche indicativo di come l’azione produce esperienza e la possibilità di fare un bilancio concreto per esempio sulla annosa questione violenza/non-violenza. Questione, che perlomeno dai tempi dei black bloc la politica riformista usava per costruire steccati e per contenere le battaglie no global contro le fughe verso più decisi orizzonti anticapitalisti, cui quella nuova gioventù precaria e di lavoratori, che si affacciava alla lotta (come cittadini) con tante e tante illusioni democratiche, non aveva la possibilità di scrollarsela di dosso. 

Ma le rivolte in piazza e nelle strade dei giovani proletari neri, marroni e bianchi degli Stati Uniti pongono le premesse per superare in avanti questa stucchevole discussione.

Supermercati saccheggiati, negozi del centro vandalizzati…

Insomma, non c’è modo di fargli fare queste elezioni presidenziali in santa democratica pace, e così sia…

the rise and collapse of global capitalism and its bourgeois enlightenment

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