Il 15 Ottobre bloccheremo il porto e qualsiasi operazione di imbarco e sbarco

Non c’è mediazione possibile. Se durante l’estate i lavoratori del Porto di Trieste e Monfalcone ipotizzavano che il tampone gratuito potesse essere una opzione, ora affermano che non accetteranno altra soluzione all’infuori della abolizione totale del lasciapassare sanitario.

Come è ovvio i lavoratori ritengono che la Costituzione fondata sull’antifascismo sia dalla loro parte, che la Magistratura totalmente allineata in questi mesi a rigettare ogni genere di ricorso contro l’applicazione del Green Pass possa essere condizionata dalla lotta.

Certo, sono illusioni nei confronti dell’imparzialità degli aspetti fondamentali dello Stato che sia prima che oggi è l’organo che gestisce l’interesse generale e collettivo del Capitalismo in quanto sistema di espropriazione, sfruttamento e dominio dei lavoratori e di tutta la società. Lo Stato dismette oggi la relativa ed apparente funzione di mediazione tra i diversi interessi di classe di ieri. Mediazione che era nella sostanza perfettamente funzionale – anche se condizionata dal conflitto sociale – agli interessi dello sviluppo della accumulazione capitalistica ed attraverso essa sussumere tutte le classi sotto le necessità ultime del suo rafforzamento.

Ma insieme alla illusione c’è la consapevolezza che è solo con la lotta determinata che è possibile ottenere l’abolizione del dispositivo mascherato dell’obbligo alla vaccinazione sperimentale e di massa capitalistica.

I lavoratori del Porto di Trieste ci dicono che i triestini sono dei sangue misti, i quali storicamente hanno sofferto attraverso le due guerre mondiali da inizio secolo fino alla fine degli anni ‘40 per le divisioni imposte per altri interessi ed in nome della razza o della nazione. Oggi il triestino non sopporterà questa ulteriore divisione e discriminazione tra vaccinati e non vaccinati.

E se dunque di lotta e di lotta dispiegata ed estesa che si tratta, i lavoratori del Porto di Trieste già hanno mandato il loro messaggio di battaglia ai loro fratelli del Porto di Capodistria, Genova, Napoli e Gioia Tauro chiedendo di sostenerli. Speriamo che i fratelli lavoratori degli altri porti italiani e della vicina Slovenia raccolgano positivamente questa richiesta, speriamo che si dia un fronte del porto proletario.

Non sentirete mai le parole e le risposte di questo operaio e facchino del Porto di Trieste sui media nazionali, sarebbe immediatamente deriso e tacciato come un ignorante, reazionario e terrapiattista. Ma lui ci parla di discriminazione e divisione dei lavoratori, di sicurezza sul lavoro, di diritti di chi lavora, di libertà e di infamia dei sindacati maggiormente rappresentativi, che come ieri, ancora oggi si allineano allo Stato ed al Governo e nello specifico al Green Pass.

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