Due Popoli Russi

Di Nikolai Ivanovich Kostomarov – (San Pietroburgo 1861)

Kostomarov Nikolai Ivanovich (1817-1885): figura di rilievo della scienza storiografica russa. Storico, pubblicista e poeta, membro corrispondente dell’Accademia delle scienze imperiale di San Pietroburgo, autore della pubblicazione in più volumi “Storia russa nelle biografie delle sue figure”, ricercatore del storia socio-politica ed economica della Russia, in particolare del territorio dell’Ucraina moderna, detta da Kostomarov Russia Meridionale. E’ uno dei massimi scienziati storici della Rus’ medievale che ha studiato ed analizzato attraverso la ricerca etnografica, filologica e storiografica in senso ampio. Fu una delle principali figure all’interno del dibattito storico scientifico che contrappose gli slavofili – di cui fu una fondamentale figura di riferimento – a Pogodin circa l’origine del nome Rus’. Ricercatore storico del folclore Ucraino e degli Slavi dell’Est.Nel 1846 fondò la “Confraternita dei santi Cirillo e Metodio”, una organizzazione politica illegale ispirata a principi liberali e molto critica nei confronti dell’assetto politico sociale del centralismo zarista. Di orientamento panslavo, e figura di riferimento che ispirò l’evoluzione dei movimenti dei narodniki. Al tempo stesso, il risultato della sua ricerca storica scientifica lo portò a sostenere una prospettiva storica per una unione federata panslava tra i diversi popoli russi, contro lo zarismo e dal punti di vista del popolo lavoratore delle campagne.

http://litopys.org.ua/kostomar/kos38.htm – traduzione in italiano inedita – perché non trovato questo testo in alcuna lingua differente dal russo e dall’ucraino. Rozzamente realizzata da noi non abbiamo patria attraverso l’uso tecnologico e l’aiuto di pochissimi amici di madre lingua.

Il testo sicuramente è noto agli studiosi slavisti della storica scuola italiana degli Annali di Ricerche Slavistiche (da Lo Gatto, Picchio, Maver, Graciotti) che lo ha studiato nella sua lingua originale. Così come è noto alla slavistica contemporanea, che si divarica dalle risultanze di quella scuola e che prende nuovo slancio a partire dal 1991. Mossa dallo sbriciolamento e dalla implosione/esplosione dell’ex URSS e dei moti nazionalisti che ne sono susseguiti, la nuova slavistica contemporanea dal sapore orientalista (Vittorio Strada, Ewa Thompson, Pachclovska), ripropone anche essa questo testo per motivi essenzialmente pro occidente, nel quale il contributo storico scientifico di Kostomarov viene riesumato a paladino del Risorgimento Ucraino nell’orbita pro occidentale.

La rivolta dei contadini e dei popoli cosacchi del Volga del 1773-1775 guidata da Pugacev che mise in serio pericolo l’ordine zarista di Caterina Seconda, rivendicando la fine della servitù della Gleba e dello Zarato. In copertina l’esecuzione di Pugacev per taglio della testa il 21 gennaio del 1775 a Mosca

La curiosità di questo blog, costretto dagli avvenimenti di una crisi più generale, che in terra russo-ucraina si lega a fattori endogeni e storici della stessa più generale crisi dell’accumulazione, è divenuta necessità per cui questo blog ha trovato da quel sito Ucraino il testo di questo scritto in Russo di Kostomarov. Lo ha letto, Lo ha considerato, ha provato a fornirne una traduzione in italiano (che magari esiste e non è conosciuta per via dell’ignoranza dell’autore del blog stesso). A guardare le cose viste dall’oggi, posso concludere che Kostomarov fornisce chiari elementi che contrastano per intero la visione orientalista della slavistica contemporanea. Semmai, il problema, che l’unità dei popoli russi, che Kostomarov sosteneva in una ottica di unione federativa panslava e democratica populista – nel solco delle antiche veche –, non tenne conto della forza del mercato capitalista e del movimento della accumulazione del valore merce-capitale, che non potevano non rafforzare proprio le spinte divisive tra i popoli russi nell’impossibilità storica della antica Rus’ di emergere come forza capitalistica alla pari dell’Occidente che ancora oggi insegue. Se ai tempi di Kostomarov i due popoli russi sembravano oscillare nella storia tra vie distintive e necessità ricompositive. Se i suoi studi confermavano che il termine “Rus’” o “Russo” ha fluttuato nel corso della storia tra la “russia meridionale” verso la “russia del nord” ed infine in quella “orientale”, dove ognuno nella massa del popolo non elevata si sentiva “russo” verso lo straniero, al tempo stesso si sentiva più Kieviano, più Novgodoriano, più Vladimiriano, più Tveriano, più Moscovita che “russo” in senso lato per motivi materiali, storici e geografici, al tempo stesso le possibilità di una ricomposizione più avanzata nella modernità gli appariva più che una possibilità in bilico. In realtà non si avvedeva che il processo dello sviluppo delle forze produttive capitalistiche e della accumulazione avrebbero rafforzato i tratti distintivi e differenti del mir grande russo, da quello della russia meridionale e le differenze strutturali delle due obscine che egli sa cogliere e presentare al lettore.

Su una cosa egli, però, coglie nel segno dalle prime battute: che di popoli russi diversificati la storia ne avrebbe determinati ancor più di due ed oltre i termini definiti nella sua epoca, distinguendoli tra popolo grande russo e piccolo russo, che davvero hanno una comune matrice, che si è data per necessità attraverso le trame mercantili nella storia che la ha composte e poi decomposta. Egli è capace di riconoscere che le nuove condizioni storiche negano le vecchie possibilità, e che l’invocazione di un ritorno all’origine impossibile storicamente. Al tempo stesso Kostomarov scommette che “il tempo moderno” realizzerà la nuova ricomposizione federativa dei “popoli russi”, ma su questo la “modernità” gli ha dato torto. A ragione rimane la sua intuizione che vi saranno nuovi “popoli russi” terzi, ma che cosa essi siano la scienza contemporanea non è in grado a darne una spiegazione. Per esempio qui o lì sono chiamate popolazioni russofone dell’Ucraina o della Georgia, ecc. la cui definizione nulla vale dal punto di vista scientifico, e che fa solo scomparire i fattori tatari, sciiti, abcasi e osseti – tanto per citarne alcune. Al tempo stesso la definizione di russofono è antiscientifico, quanto lo è l’equiparazione del “Cosacco” all’Ucraino che così facendo anche qui fa scomparire il tataro, il kazaro, l’aschenazita, lo scita, il contadino fuggiasco e ribelle del Volga, del Don e del Dnepr nord occidentale, il ruteno ed il polacco. Solo il mercato e la produzione del valore merce-capitale è definitivamente l’elemento determinante e distintivo del carattere identitario nazionale nella storia moderna, per cui l’aspetto della concorrenza e di un mercato sempre più agguerrito nel declino di lungo corso del predominio dell’Europa centro occidentale e poi degli Stati Uniti d’America stanno a rafforzare tutti gli aspetti della violenza e dello sciovinismo nazionalista. Primo fra tutti nelle nazioni che vedono declinare la propria posizione di predominio che per cinquecento anni hanno tenuto ben saldo nelle loro mani le redini della rapina, e che ora la crisi generale dell’accumulazione del valore merce-capitale sottrae il controllo incontrastato rafforzando tutti i fattori che fanno scricchiolare la generale impalcatura della catena del capitale.  

Buona lettura.

Noi non abbiamo patria aprile – giugno 2022

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