JUNETEENTH – 19TH JUNE CELEBRATION

(Roma, 19 giugno 2020)

Il 19 giugno è una festa non ufficiale negli Stati Uniti D’America, che solo il popolo afroamericano celebra.

Nonostante l’abolizione della schiavitù, nonostante la vittoria dei federati contro i confederali nella guerra di secessione americana terminata il 13 maggio 1865, gli stati del sud, in particolare il Texas continuarono ad applicare lo schiavismo,nonostante gli ordini costituzionali dello Stato federale.

Il 19 giugno 1865 a Galveston, Texas, il generale dell’unione Gordon Granger annunciò gli ordini del governo federale proclamando l’abolizione dello schiavismo e che tutti gli schiavi afroamericani del Texas erano liberi.

Il 19 giugno 1865 è la data che rappresenta la fine della schiavitù nell’ultimo e più remoto stato della Federazione.
Quindi è una data cruciale che segna l’intera storia degli Stati Uniti D’America.

MA IL 19 GIUGNO NON E’ UNA FESTA UFFICIALE E RICONOSCIUTA DEGLI STATI UNITI D’AMERICA, MA E’ SOLO RICORDATA DAL POPOLO AFROAMERICANO.

Non bisogna esserne stupiti. La liberazione dalla schiavitù servì per trasformare gli sfruttati di colore in moderni sfruttati salariati da spremere nelle fabbriche e nelle campagne, relegati ai gradini più bassi della scala sociale e nella segregazione di classe capitalistica.

La segregazione, la discriminazione ed il razzismo hanno continuato a segnare la vita del popolo afroamericano nei successivi 155 anni, rafforzando contro di essi le catene della schiavitù capitalista, realizzando un moderno e democratico razzismo di sistema che ancora oggi provoca una doppia oppressione sugli sfruttati di colore, come il movimento di massa di queste settimane ci insegna.

L’abolizione costituzionale del razzismo ha anche consentito al capitalismo di impiegare – e proporzionalmente in maniera sempre maggiore – la gioventù afroamericana come carne da macello nelle guerre americane, nel primo e secondo macello imperialista, nella guerra di aggressione al popolo del Vietnam, fino ai giorni nostri:
350000 furono gli afroamericani inviati sul fronte nella prima guerra mondiale;
in Vietnam i soldati di colore dell’esercito americano rappresentarono più del 32% del totale delle forze armate di invasione.

Ancora oggi le vite dei “neri” sono colpite dal Covid-19 in misura proporzionalmente maggiore della popolazione “bianca”.

Quindi non ci stupisce che il 19 giugno non sia una “festa ufficiale” americana, perché segregazione, violenza ed oppressione non sono mai cessate.

Il 19 giugno deve essere celebrato non come “una festa di liberazione”,

ma come l’inizio della moderna lotta per una reale liberazione dal moderno schiavismo razziale e di classe,
che tutti i lavoratori devono, SENZA CONDIZIONI, ricordare, sostenere e celebrare in maniera militante così come celebriamo il 1 maggio dei lavoratori
.

Questa deve diventare la data che rappresenta la lotta contro l’oppressione coloniale, razzista ed imperialista ai danni di tutti i popoli “colorati”.

(Roma, 19 giugno 2020)

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