Cari compagni,
riuscire a pronunciarsi sulla necessità di essere vaccinati o, peggio ancora, affidarsi alla vaccinazione obbligatoria e fare una propaganda per essa è come camminare su un istmo più stretto della lama di un rasoio che percorre un mare di liquami nocivi. Dunque da qualsiasi lato cadi sei fritto.
Purtroppo dobbiamo anche sapere che viviamo in un po-po-lo che in quanto sostantivo è composto da tre zeri: che può essere? Dunque piedi per terra.
Faccio un esempio “personale”: a 8 anni, dunque nel 1953, fui colpito da broncopolmonite, che a suo tempo voleva dire morte quasi certa. Fui salvato dalla ostinazione di mia mamma che avendo perso già 5 figli mi volle vivo a tutti i costi. Sicché vivo grazie alla famosa penicillina, allora non mutuabile, che era stata appena scoperta e pagata alla farmacia Cozzolino di p.zza Garibaldi a Napoli l’immodesta somma di 4.800 lire; l’equivalente di circa otto giornate lavorative di un bracciante agricolo, cioè circa 480,00 euro attuali. Ma sono passati 68 anni di turbocapitalismo e di scienza al suo servizio.
Quale il motivo di questo esempio? Presto detto: il popolo è in balia dei luoghi comuni e della cultura di un modo di produzione che cura ogni effetto in modo capitalistico, non curando perciò la causa, ma “curando” l’effetto che a sua volta produce un’altra causa che produce un altro effetto che viene “curato” allo stesso modo e così all’infinito fino alla catastrofe finale.
La scienza è il toccasana di ogni male? Sarebbe come credere che testimonia l’esistenza di dio. Ma anche qui si rischia di cadere nella parte opposta. La scienza è al servizio di leggi di un modo di produzione che obbedisce a certe regole ferree e gli scienziati non sono diversi dal popolo, e sono anch’essi barcollanti da una parte all’altra, chi in buona fede, chi in mala fede, e proprio il loro barcollamento favorisce l’indeterminatezza nel popolo che finisce poi per abboccare all’amo dell’opportunismo passivista e passivizzato e consegnarsi mani e piedi – perché privo di cervello – al minimo sforzo del vaccino; col ché le case farmaceutiche vanno a nozze. E i governi? Loro servi sciocchi, profumatamente pagati, al servizio di sua maestà il capitale.
Si ricorderà l’episodio del povero Crisanti che fu crocifisso per aver espresso dubbi sull’immediatezza del vaccino e della vaccinazione, ma poi sono capitolati tutti di fronte alla campagna, mò ci vuole, terroristica contro i dubbi sulla vaccinazione e la sua obbligatorietà.
Cosa possiamo dire, noi che cerchiamo di denunciare la causa dei mali nei confronti di una valanga mefitica che avanza? Scansarci innanzitutto per non essere da essa travolti, e cercare di alimentare qualche dubbio per chi è disposto ad ascoltare. Niente di più, niente di meno anche perché rischieremmo per evitare di cadere da una parte, di cadere in quella opposta al servizio, pure noi, di sua maestà il capitale.
La sinistra lo fa? Ma la sinistra, tutta la sinistra, in questa fase storica, non potrebbe che essere quello che è. Non esistono interstizi perché non c’è un movimento tellurico dubitativo di “classe” perché non esiste un movimento di classe. E se non c’è non ce lo possiamo inventare. Lo vogliamo rappresentare idealmente sul piano teorico? Si, accontentiamoci di ciò che vuol dire tanto, e buona fortuna a chi si lascia risucchiare dalle correnti del vaccinismo obbligatorio.
Michele Castaldo
ma il vaccino lo fai o no?
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Sono Claudio, rispondo alla domanda di “Marco Caco”:
lo faccio solo se sono costretto a questa terapia capitalistica. Chiaro che la scelta individuale è obbligata qualora fosse introdotto, come probabilmente sarà, una specie di “passaporto/patentino sanitario” come esplicitamente affermato dalla signora Von der Leyen l’altro ieri: se non sei “a posto” con quel “patentino” non potrai muoverti fuori dai patrii confini….
Io dico che questo tale “passaporto sanitario” la signora Von der Leyen se lo metta su per il culo. Ma chiaramente solo un movimento di massa può metterglielo su in quel posto…
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Caro Marco,
non ho mai fatto il vaccino antinfluenzale e anche quest’anno alla richiesta del mio medico ho risposto: non l’ho mai fatto e non lo farò neppure questa volta. Rispetto alla domanda specifica: lo fai o no il vaccino anti Covid-19 rispondo allo stesso modo: NON lo faccio. Ho 76 anni e non credo che per continuare a darmi la pensione mi chiedono il patentino antiCovid-19. Se poi sarò contagiato? Si vedrà, sono da sempre abituato a ragionare sul concreto e mai sul SE.
Ma alla domanda: mi consiglio di farlo o meno? rispondo: non me la sento di consigliarti in nessun modo.
Capisco che è una risposta insufficiente, ma anche la domanda lo è, perché comunque è un modo come un altro per scaricare ad altri la responsabilità, offrendosi in questo modo alla mercé della potenza terroristica della medicina e della farmacologia al servizio di sua maestà del Capitale. Forse è arrivato il momento per cui le masse si sveglino e comincino ad agire in proprio piuttosto che passivizzarsi e rassegnati affidarsi a chi le usa come carene da macello.
Michele Castaldo
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