Il “compagno” Giovanni Giolitti

Giovanni Giolitti sul suo decreto regio per il controllo operaio

Bisogna concedere ai lavoratori il diritto di sapere, di apprendere, di elevarsi in modo da essere in grado di assumere la loro parte di responsabilità nella direzione delle fabbriche. (Torino, 15 settembre 1919).
Di seguito riporto una lettera di breve commento da parte dei compagni del Nucleo Comunista Internazionalista sul ricorso ai “sacri padri” e che ringrazio.

Marx? Luxemburg? Lenin? Bordiga? e altri “mostri sacri”?

G I O V A N N I G I O L I T T I !!!!!!!!!!!!!!!!
Nel 1920 giunse di nuovo al potere dopo aver fatto come tante altre volte un discorso nettamente e volutamente di sinistra, con cui aveva posto la sua successione a Nitti. Egli ritornava invocato dalla borghesia come suo salvatore (sebbene avesse annunciato una ‘rigida applicazione dell’imposta sul capitale’) e senza l’opposizione delle correnti estreme, per svolgere in realtà, come metteva in rilievo, il 26 giugno il Turati, una politica di destra“…… Franco Catalano su Giolitti: “la sua parabola” (da Giolitti, trent’anni dopo, 1957).

GIOLITTI!!!!! NON MARX. NON LUXEMBURG…. ECC.
Oggi sono gli alti borghesi AD INVOCARE ED ATTUARE LA IMPOSTA PATRIMONIALE (in Italia invocata dai vari De Benedetti fino alla Corte dei Conti perchè, esattamente per gli alti borghesi, “anche i ricchi devono pagare la crisi“, perchè per la grande borghesia anche “i padroni devono pagare la crisi“.

E’ CHIARO O NO??!!!
E’ CHIARO O NO, che è la grande borghesia per prima che intende…. “far pagare la crisi anche ai ricchi”??

Draghi farà per prima cosa “sociale” esattamente questo. E’ chiaro o no?!

Giolitti!!!!! Giolitti!!! Qui, nel movimento “di classe” attuale, SIAMO SOTTO LA POLITICA “anti-capitalistica” di un Giolitti!!!

Altro che Marx, Luxemburg ecc. Si veda e si studi cosa ha detto e fatto un Giovanni Giolitti e si lasci stare i “mostri sacri”…. sennò veramente questi vengono e ci strangolano con le loro mani. E avrebbero ragione a farlo.

Filo del Tempo, Omicidio dei Morti: “Questi capi che si pretendono marxisti hanno in queste congiunture supreme, che spezzano nel proletariato il benessere derivante dal normale sfruttamento capitalistico UNA FORMULA ECONOMICA PIU’ SCEMA ANCORA DELL’INTERVENTO DELLO STATO. LA FORMULA E’ BEN NOTA: PAGHINO I RICCHI!” (Omicidio dei morti, anno 1951).

BASTA PRENDERSI PER IL CULO!!!!!!!!

Alla data attuale NON SI STA IN PIEDI SULLE PROPRIE GAMBE e I PRINCIPI SONO QUELLI DI UN GIOLITTI SOLO CON UN SACCO DI BLA BLA BLA “DI CLASSE” A RIVESTIRE IL DISCORSO ESTREMO-DEMOCRATICO.

Nucleo Comunista Internazionalista


I compagni del Nucleo Comunista Internazionalista mi hanno successivamente ricordato la relazione del PCd’I al IV Congresso dell’Internazionale Comunista del 1922, e per questo li ringrazio sentitamente.

L’intervento dei delegati del neonato Partito Comunista d’Italia ci ricorda l’operazione del governo Giolitti, richiamato al potere dalla borghesia nell’immediato dopo guerra e di come impose ai singoli padroni il decreto regio sul “controllo operaio della produzione” nelle fabbriche:

“..La genesi del fascismo deve, secondo noi, essere attribuita a tre fattori principali: lo Stato, la grande borghesia e le classi medie. Il primo di questi fattori è lo Stato. In Italia l’apparato statale ha avuto un ruolo importante nella fondazione del fascismo. Le notizie sulle crisi successive del governo borghese hanno fatto sorgere l’idea che la borghesia avesse un apparato statale così instabile che, per abbatterlo, bastasse un semplice colpo di mano. Le cose non stanno affatto così. La borghesia ha potuto costruire la sua organizzazione fascista proprio nella misura in cui il suo apparato statale si rafforzava.

Durante l’immediato periodo postbellico, l’apparato statale attraversa bensì una crisi, la cui causa manifesta è la smobilitazione; tutti gli elementi che fin allora partecipavano alla guerra vengono bruscamente gettati sul mercato del lavoro, e in questo momento critico la macchina statale che, fin allora, si era occupata di procurare ogni sorta di mezzi ausiliari contro il nemico esterno, deve trasformarsi in un apparato di difesa del potere contro la rivoluzione interna. Si trattava per la borghesia di un problema gigantesco. Essa non poteva risolverlo né dal punto di vista tecnico, né da quello militare mediante una lotta aperta contro il proletariato; doveva risolverlo dal punto di vista politico. In questo periodo nascono i primi governi postbellici di sinistra; in questo periodo sale al potere la corrente politica di Nitti e Giolitti.

Proprio questa politica ha permesso al fascismo di assicurarsi la successiva vittoria. Bisognava, a tutta prima, fare delle concessioni al proletariato; nel momento in cui l’apparato statale aveva bisogno di consolidarsi, comparve in scena il fascismo; è pura demagogia quando questo critica i governi di sinistra postbellici e li accusa di viltà verso i rivoluzionari. In realtà i fascisti sono debitori della possibilità della loro vittoria alle concessioni della politica democratica dei primi ministeri del dopoguerra. Nitti e Giolitti hanno fatto delle concessioni alla classe operaia. Alcune rivendicazioni del Partito Socialista – la smobilitazione, il regime politico, l’amnistia per i disertori – sono state soddisfatte. Queste diverse concessioni miravano a guadagnare tempo per la ricostruzione dell’apparato statale su basi più solide. Fu Nitti a creare la Guardia Regia, un’organizzazione di natura non propriamente poliziesca, ma tuttavia di carattere militare affatto nuovo. Uno dei grossi errori dei riformisti fu di non considerare fondamentale questo problema, che pure avrebbero potuto affrontare da un punto di vista anche solo costituzionale mediante una protesta contro il fatto che lo Stato creasse un secondo esercito. I socialisti non capirono l’importanza della questione, e videro in Nitti un uomo con il quale si sarebbe potuto collaborare in un governo di sinistra. Altra dimostrazione dell’incapacità di questo partito di comprendere il processo della vita politica italiana.

Giolitti completò l’opera di Nitti. Durante il suo ministero della guerra Bonomi appoggiò i primi tentativi del fascismo mettendo a disposizione del nascente movimento gli ufficiali smobilitati che, anche dopo il ritorno alla vita civile, continuavano a ricevere la maggior parte della loro paga. L’apparato statale fu messo in altissima misura a disposizione dei fascisti, e fornì loro tutto il materiale necessario per la creazione di un esercito.

Al momento dell’occupazione delle fabbriche, il ministero Giolitti capisce molto bene che il proletariato armato si è impadronito delle fabbriche e che il proletariato agricolo nella sua spinta rivoluzionaria si avvia ad impadronirsi del suolo, ma che sarebbe un errore madornale accettare battaglia prima che l’organizzazione delle forze controrivoluzionarie sia stata messa a punto. Nella sua preparazione delle forze reazionarie destinate un giorno a schiacciare il movimento operaio, il governo può sfruttare la manovra dei capi traditori della Confederazione Generale del Lavoro, che allora erano membri del Partito Socialista.

Concedendo la legge sul controllo operaio, che non è mai stata applicata, anzi neppure votata, il governo riesce, in quella situazione critica, a salvare lo Stato borghese…“. (delegazione del Partito Comunista d’Italia – relazione al IV Congresso dell’Internazionale Comunista del 1922).

Immagino che ben volentieri la borghesia industriale ed agraria accettò di buon grado a pagare essa stessa la crisi finanziando lo stato democratico.

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