
Gruppi, organizzazioni dell’estrema destra (Proud Boys, Boogaloo Boys) avevano lanciato per il 22 agosto l’appuntamento in piazza “riprendiamoci Portland” e “no al marxismo in america”.
Su queste parole d’ordine già il 15 agosto questi gruppi di suprematisti bianchi erano scesi in piazza nel centro di Portland.
L’iniziativa di sabato intendeva raccogliere e convogliare più ampi settori di quella middle class arricchita bianca (ma con tanti pezzi anche di ceto medio di origine asiatica e black) per sgominare la presenza delle lotte che sono scoppiate a seguito dell’assassinio di George Floyd e che da 87 giorni proseguono a Portland senza sosta contro il razzismo sistemico, la polizia, le truppe federali.
L’iniziativa fa parte di un diffuso insorgere delle forze sociali dei ceti medi arricchiti che mettono al centro delle loro vite la produzione per il profitto e scapito di qualsivoglia affermazione anche incoerente di mettere al primo posto la difesa della salute della collettività.
Oggi, di fronte al movimento di lotta multirazziale contro il razzismo sistemico, queste forze sociali borghesi si schierano a sostenere la polizia, perché e nemmeno tanto sottointeso, la polizia è a garanzia della tutela della proprietà privata capitalistica che le rivolte dei neri, marroni e giovani bianchi senza riserve mettono di fatto a rischio.
Il clima è quello di un insorgente e diffuso squadrismo bianco che non si limita a scendere in piazza, ma lo fa armandosi secondo convenienza, individuando i suoi nemici che sono tutti coloro che mettono in discussione la società del capitalismo razziale.
Nei confronti di questo ribollire sociale Trump sta facendo una campagna elettorale dove allerta il ceto medio “bianco” (e colorato) che se dovessero vincere i democratici c’è il rischio che vengano avviate delle leggi che limitano o aboliscano l’uso privato delle armi, dunque verrebbe meno il loro sacrosanto diritto di difendere con le armi la proprietà privata da parte del semplice cittadino.
In parecchie centinaia il 22 agosto questo squadrismo bianco si è radunato davanti al Justice Center di Portland, la corte federale, luogo dove si sono concentrati gli scontri più duri del movimento multirazziale antirazzista di questi giorni, dunque luogo simbolo della legge e dell’ordine che il movimento nazionale di questi mesi sta mettendo in discussione tra mille difficoltà, illusioni democratiche e falsi amici liberali.
Ad attenderli c’era il movimento. Le immagini che si possono vedere dai servizi dei telegiornali americani su youtube o sui canali Twitter ci raccontano che la temuta escalation della violenza bianca armata al momento è stata scongiurata e ricacciata indietro dal cosiddetto “terrorismo domestico” degli “antifa” ma non solo. Mentre i giovani proletari multirazziali si scontravano con i suprematisti, dalle retrovie la piazza gridava “black lives matter”.
A partire da mezzogiorno è cominciata la contrapposizione e gli scontri di piazza tra i due schieramenti che rappresentano ben altri schieramenti generali di classe. Gli squadristi erano pronti con mazze di ferro, scudi con i chiodi sporgenti, gas al peperoncino e qualche pistola. Il movimento non si è lasciato intimidire ed alla fine dopo circa tre ore di scontri il blocco bianco ha dovuto ordinatamente lasciare la piazza e riprendere la via per le loro case a bordo dei loro pick-up, tallonato passo passo dai giovani neri, marroni e bianchi.
La polizia di Portland ha per lo più lasciato fare motivando che non era in numero di forze utile per frapporsi tra i due contrapposti schieramenti. Viceversa, si sono viste agire alcuni cordoni della polizia federale del DHS un po’ a protezione della ritirata degli squadristi guardandogli le spalle. Dunque, quelle truppe federali mandate da Trump e che hanno imperversato nelle settimane scorse, di fatto, non hanno lasciato la città di Portland, ma sono ancora in loco pronte a scendere in campo alla bisogna.
Non dobbiamo farci facili illusioni se il “riprendiamoci Portland” auspicato da questi squadristi non sia avvenuto. Questi sono i primi assaggi di questa insorgenza sociale dei ceti medi borghesi a difesa dell’ordine del capitale. In tutto il paese gli appelli per l’insorgere di un movimento sociale capace di riportare ordine, legge e sottomissione alle leggi del capitale, dove la produzione del valore e del profitto è il diktat, sono sempre più frequenti.
Se prima queste iniziative, nei mesi di marzo e aprile, erano circoscritte a gruppi settari, oggi le manifestazioni dei suprematisti bianchi avvengono con un acume politico, tendando di andare oltre il loro tipico settarismo, con l’obiettivo al momento di non spaventare quel ceto medio impaurito e frastornato dalla crisi profonda economica e sociale che sta scuotendo gli USA.
Tant’è che i Proud Boys hanno tirato fuori le pistole e sparato qualche colpo per aria solo quando si sono trovati alle strette, sebbene avessero possibilità e mezzi militari per lasciare qualche giovane nero morto ammazzato in piazza (come hanno fatto a Seattle durante il CHOP, ad Austin e durante le proteste di massa antirazziste in tutto il paese).
Appena poche ore prima nel centro sud a Lafayette, Luisiana, la polizia ha eseguito una vera fucilazione in strada di un altro giovane nero di 31 anni: Trayford Pellerin è stato ammazzato con 11 colpi, mentre gli agenti di polizia (una decina circa) erano a tre o quattro metri da lui. Qualsiasi cosa o minaccia quest’uomo potesse rappresentare (pare avesse un coltello in mano), è stata una esecuzione, una fucilazione in strada con l’intento di ammazzarlo, perché di fronte alla messa in pericolo della proprietà privata, soprattutto se sei nero, è legittima l’esecuzione a morte pubblica in strada.
Come il movimento sorto sull’onda della rabbia per l’assassinio di George Floyd ha chiarito, non vi è spazio per alcuna riforma della polizia, non vi è spazio per un taglio dei fondi. Le masse giovanili di proletari senza riserve, nere, marroni, immigrate e bianchi ne chiedono giustamente l’abolizione.
Come ottenerlo e se è sufficiente limitarsi a questo obiettivo è tutto in divenire.