L’antirazzismo ed il recinto del consentito

Ancora non si spengono i riflettori sulla vicenda degli umani dannati della terra a bordo della Ocean Viking, di fatto respinti dall’Italia e poi per buona parte di essi ora respinti dalla Francia. Dietro la polemica tra il governo Italiano e quello Francese è celata una oggettiva verità. Entrambi i paesi necessitano di mano d’opera a condizioni di schiavitù, lo richiede la competitività delle aziende Europee che devono far fronte alla concorrenza asiatica, soprattutto nell’agrobusiness e nei servizi per la riproduzione sociale.

Quindi, concordano nel comune obiettivo di governare l’ingovernabile movimento obbligato dei dannati della terra, che la rapina neo coloniale, finanziaria e di nuovo spossessamento delle terre provoca. Al tempo stesso si scaricano l’uno contro l’altro quell’abbondante surplus di umani – in ogni caso “utile” da contenere in veri campi di contenimento e lager oltre i confini dell’Europa, in Libia, nei Balcani, in Albania, in Bielorussia o sperduti tra le isole dell’Egeo ai confini tra la UE e la Turchia, oppure nei democratici CPR – come si fa nel mercato della produzione del valore e del profitto dominato dalla concorrenza sul mercato mondiale.

Affinché l’utilizzo di questa mano d’opera risulti docile al bestiale sfruttamento all’interno delle metropoli Occidentali, la necessità del valore e la forza violenta del capitale hanno determinato una serie di legislazioni che sul campo formale del diritto plasmano un nuovo regime di schiavitù del XXI secolo: non più la proprietà del colorato da parte del singolo padrone della piantagione schiavista, bensì la proprietà sostanziale da parte del generale meccanismo sociale e generale della produzione del valore, dove la libertà di circolazione dei dannati della terra è vincolata ad un contratto di lavoro che non è mai in regola, se il fuggitivo lo desidera egli o ella, adulto o bambino che sia, deve accettare la forza delle leggi del mercato e degli Stati Europei che gli impongono con tutta la loro brutale violenza tra due opzioni: essere spremuto come un limone o ridivenire un fuggitivo braccato e poi rinchiuso nei campi di detenzione nei deserti del Sahara o nei democratici CPR. La qual cosa, imponendo loro un regime sociale di inferiorità rinnova di moderna linfa il razzismo storico che 500 anni di colonialismo hanno plasmato le società civili dell’Occidente attraversando il corpo sociale – seppur distinto in diverse classi – dell’uomo bianco nella società capitalistica.

In questa realtà che viene rinfrescata dai fatti di questi giorni della Ocean Viking, il cosiddetto anti razzismo della accoglienza e della umanità non fa altro che snocciolare statistiche, di quanto le imprese necessitano di mano d’opera immigrata, che i flussi di ingresso annualmente programmati dai Ministeri degli Interni e dagli Stati del covo di briganti schiavisti della UE di Bruxelles siano inadeguati a rispondere alle necessità sempre più dinamiche del mercato in una fase di acuta concorrenza. In sostanza l’antirazzismo dell’accoglienza è la materializzazione della umana ciotola di riso concessa al fuggiasco in cambio del suo ossequio bestiale alla produzione del valore. Le ONG dell’antirazzismo, tra cui Sos Mediterranée proprietaria della nave Ocean Viking, sono appunto quella rete materiale di questo tentativo di governo del movimento dei dannati della terra per il massimo profitto in regime di concorrenza mondiale, volte ad orientare i flussi delle migrazioni umane secondo la convenienza e la necessità del plusvalore, che installano i propri hot spot logistici lungo i percorsi dei migranti che dall’Asia Minore o dall’Africa si dirigono nel grasso Occidente, in sostanza esse sono l’altra faccia complementare della nuova tratta mondiale degli schiavi umanitariamente consentita.

Il piagnisteo delle lobby delle ONG, che comunque su questo mercato intraprendono un lauto affare, è ripetuto sui giornali: “lasciate sbarcare in porto sicuro i poveretti raccolti in mare”, lasciateli approdare nel territorio della EU dove li attende il benvenuto nel nuovo regime di schiavitù e delle leggi degli stati democratici sovrani che tali ONG si rifiutano di combattere, invocando solo ulteriori elargizioni a pioggia per irregimentare successivamente la nuova forza lavoro nei campi lager nazionali – i CPR – per la minor parte di essi, oppure arruolati come schiavi nell’agrobusiness, nella logistica o nella manifattura. Anche questo è divenuto in questi ultimi trenta anni una ulteriore prigione per gli immigrati, come se non bastassero le leggi – quali la Turco Napolitano e la Bossi Fini, che schiaccia l’antirazzismo all’interno del recinto del consentito dal sistema generale dei rapporti di capitale su scala globale, per cui l’unico orizzonte possibile per la cosiddetta accoglienza ed integrazione è la riduzione degli immigrati a mano d’opera a basso costo e sotto perenne ricatto, mentre per gli altri, la gran parte, li si deve lasciare ai margini dei rapporti di riproduzione sociale capitalistica: chi ghettizzati nei campi, chi nel precariato clandestino nelle metropoli, chi rinchiuso nei lager a cielo aperto dentro i confini o oltre il confine armato.

In sostanza questo blog è si contro i confini armati della fortezza UE che ostacola con tutti i mezzi l’accesso agli immigrati, ma non per continuare la barbarie schiavista sulle loro vite e dunque è anche contro le strutture organizzate delle ONG e della stessa Ocean Viking.

In questo quadro, anche chi come il lottatore Abu Soumahoro, che ha tentato una via alternativa ma alla fine cedendo ai limiti del recinto, oggi si trova schiacciato dai meccanismi che la solidarietà del consentito impone ed è vittima di una campagna politica e giudiziaria, la cui colpa è solo quella delle sue illusioni. Su questa vicenda, a corollario di quella della Ocean Viking, invito a leggere qui di seguito lo scritto del compagno Michele Castaldo La pagliuzza e la trave. Mentre, una crisi inarrestabile dell’Occidente e dei suoi valori fondati dalla merce, dal profitto infinito ed originati dalla schiavitù non potrà contenere la deflagrazione della lotta degli sfruttati di classe e degli immigrati ed infrangere lo scricchiolio del recinto del consentito.


La pagliuzza e la trave – (da Michele Castaldo)

Ci risiamo, con una nuova indagine contro un nuovo criminale, reo di organizzare con cooperative l’immigrazione clandestina. Dopo Mimmo Lucano di qualche anno fa questa volta a cadere nella rete del diritto borghese è un pesce grosso, cioè un deputato della Repubblica eletto in una lista di sinistra e per giunta un nero. Cosa poteva capitare di più a lor signori, con la destra al governo, un boccone così succulento per fare propaganda contro la sinistra, le sue associazioni imprenditoriali, le strutture cui presta servizio in modo diretto e indiretto, e colpire gli immigrati rei di essere poveri e perciò criminali alla ricerca di un lavoro e di un giaciglio?

   Quali i fatti imputati ad Aboubakar Soumahoro e familiari? Quelli di aver costituito delle cooperative per gestire fondi per assistere gli immigrati; nello specifico si cita la Cooperativa Karibu e il Consorzio Aid, imputati per mancati pagamenti e irregolarità contrattuali dalla procura di Latina.

   Sia chiaro: non staremo mai dalla stessa parte di chi oggi spara ad alzo zero contro il deputato Soumahoro e i suoi familiari; come non staremo mai dalla stessa parte di chi difende il diritto borghese basato sul liberismo del capitale contro gli oppressi e sfruttati.

   Denunciamo da subito l’azione della magistratura e delle forze repressive dello Stato tendenti a criminalizzare l’azione di poveri disgraziati che prestano, in qualunque modo, la loro azione in difesa dei più deboli. E non siamo fra quelli che chiedono più solerzia alla magistratura di quella provincia nei confronti del massacro quotidiano operato nei confronti degli immigrati in quell’agro in nome dell’accumulazione per aiutare il pil della nostra patria. Perché non crediamo all’esistenza della befana.

   Fatta questa necessaria premessa diciamo a chiare lettere che i servi al servizio di sua maestà il Capitale, usano le leggi che i rapporti capitalistici di produzione hanno elaborato nel corso dei secoli. Leggi che possono essere usate per favorire chi ha più mezzi. In questo modo una trave diviene una pagliuzza che si sbriciola nei meandri dello “stato di diritto” e del “diritto di proprietà”, mentre una pagliuzza può divenire una trave utilizzando il diritto “civile e penale”.

   Giuriamo sulla inconsistenza dei “reati” di Soumahoro, dei suoi familiari e delle cooperative a loro intestate? È una falsa e stupida domanda, perché il potere politico e giudiziario, se non ha le prove le crea, non sarebbe la prima volta e non sarà l’ultima. A Napoli un tempo c’era chi all’ingresso del tribunale si offriva come “testimone oculare”, figurarsi per un potere costituito con alcuni secoli di storia alle spalle.

   Dunque mentre il povero Soumahoro intende difendersi “con i legali” noi diciamo che andrebbe difeso da una mobilitazione proletaria e di immigrati, anche se fosse accertato che le imputazioni dovessero risultare veritiere, proprio per il principio enunciato prima.

   Stabilite perciò le debite distanze dal potere economico, politico e giudiziario, cerchiamo ancora una volta di fare chiarezza nel nostro campo, anche se oggi è molto complicato da identificare.

   In Italia c’è una società, la CMC (Cooperativa di Cementisti e muratori), costituitasi oltre un secolo e mezzo fa, che era una cooperativa di artigiani per mutuo soccorso. Nel corso dei decenni è diventata una multinazionale con commesse in tutto il mondo. La Coop della distribuzione dei prodotti alimentari è fra le maggiori d’Italia, come pure Conad e altre consociate. Dunque si parte in un modo e si arriva in tutt’altro modo e chi stabilisce in che modo si arriva sono le leggi del mercato, cioè della concorrenza, dunque dei prezzi, del costo delle materie prime e della manodopera. Della serie: chi ha più filo tesse.

   A quelle leggi, che sono materiali, non si può opporre un pacchetto di leggi spirituali, morali e la buona fede, perché la guerra è persa in partenza. Non solo, ma proprio perché il diritto capitalistico borghese è fatto di meandri è facile per i furbi intrufolarsi e assecondare le leggi che il mercato impone per fini propri, cioè per l’accumulazione capitalistica. Insomma i ruoli sociali prendono il sopravvento sulle intenzioni dell’individuo e ci si trova lì dove non si pensava di trovarsi.

   Dunque scrivere come fa Soumahoro « Non ho mai barattato e non baratterò mai la mia ricchezza spirituale con la ricchezza materiali, perché per me la ricchezza spirituale ha la supremazia su quella materiale » non ha senso per due motivi: 1) perché le cooperative obbediscono alle leggi materiali del capitale, dell’accumulazione, del mercato ecc.., 2) perché nessun imputato si dichiara colpevole fino a prova contraria. Peggio ancora se poi si ricorre alla giustizia terrena dei legali per difendere una ricchezza spirituale. Vuol dire che Soumahoro non ha capito in che mondo vive, come non lo aveva capito Mimmo Lucano. I giudici non interpretano il Vangelo o il Corano per stabilire se ci sono imperfezioni amministrative nelle due cooperative di Latina, ma il codice civile e penale, e Soumahoro dovrà rispondere di quello, non di altro. Sicché lui e i suoi familiari si troveranno col rischio di una trave che gli crollerà sulla testa, mentre i grandi boss della finanza sciolgono negli interstizi delle leggi le loro travi frantumandole in pagliuzze e mostrando così la loro illibatezza.

   Pertanto quello che si vuole da Soumahoro è ridurlo al silenzio, evitare che lui possa usare la tribuna in modo leniniano, cioè per denunciare fatti e misfatti del potere economico e politico sulla questione degli immigrati. Si tratta di una regola fissa: il potere democratico ti accoglie a braccia aperte nel suo seno, ma per soffocarti, non per offrirti una tribuna. Se non lo capisci è perché sei ingenuo e hai confidato troppo nella democrazia borghese in un paese imperialista.

   Non volevano i Cinque Stelle aprire come una scatoletta il Parlamento della Repubblica e invece si sono trovati addirittura ad avvolgersi nel fango e a votare il riarmo dell’Ucraina?   Dov’è finito quel miserabile di Luigi Di Maio? Certamente più furbo qualche personaggio alla Paolo Liguori (detto straccio), condirettore di Lotta Continua e fautore dei mercatini rossi che quando capì in che modo girava la giostra prese la via più breve, di leccare i piedi a Berlusconi e divenire sua voce nelle reti di Mediaset. Com’è finito l’”estremista” Adriano Sofri, campione di voltagabbanismo?

   Tiriamo la conclusione del nostro ragionamento dicendo che nel capitalismo non si può organizzare una qualsiasi attività imprenditoriale che non sulle sue leggi. Gli immigrati vanno difesi, lo fa la Caritas e altre istituzioni ecclesiastiche o laiche come le Ong. Gli immigrati vengono salvati in mare da quelle strutture, consapevoli o meno del ruolo oggettivo che svolgono in funzione dell’utilizzo capitalistico di questa manodopera indispensabile all’Occidente per combattere la concorrenza asiatica. Lo continuassero a fare, ma per i personaggi alla Soumahoro si pone da subito il problema: o utilizzare quelle strutture come tribune nei limiti che esse consentono, o tentare di organizzare una società capitalistica per l’accoglienza in concorrenza con le altre obbedendo alle stesse leggi a cui obbediscono gli altri. Le illusioni si pagano a carissimo prezzo e la storia del movimento operaio è ricca di drammi dovuti alle delusioni.

2 pensieri riguardo “L’antirazzismo ed il recinto del consentito

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