Il pelo e l’uovo sui fatti Africani

Ricevo un commento di Michele Castaldo sull’articolo della Tendenza Internazionalista Rivoluzionaria a proposito degli importanti accadimenti in Niger e nel Sahel che riporto qui per intero più avanti.

L”articolo della TIR potete leggerlo su sinistrainrete.info, mentre il commento di Michele Castaldo lo potete leggere qui di seguito in fondo a questa mia breve disgressione. Con un compagno che si trova negli Stati Uniti, appassionato dalla lotta storica del proletariato black ho commentato in un modo simile a quello del compagno Michele circa quanto le ideologie della tradizione di classe stanno esprimendo riguardo ai fatti Africani. Riporto letteralmente (con traduzione inversa, dall’inglese all’italiano) quanto ho scritto a questo carissimo compagno di Chicago (che pazientemente si legge i miei scritti spesso tradotti dall’italiano all’inglese con scarsa qualità – di cui l’ultimo al di sotto della solita media come mi ha fatto amichevolmente notare).

Carissimo xxx,

Il concetto è “la rivoluzione è in marcia” e possiamo coglierlo se smettiamo di pensare sulla base di ciò che l’illuminismo storico ha trasferito nel socialismo hegeliano: il libero arbitrio dell’individuo trasposto verso una certa classe sociale.

Credo che ci sia un che di comune tra quelli che guardando le bandiere russe in Africa affermano che il proletariato africano “deve…” e lo stato d’animo dei colonialisti. Quando in nome dell’antisistema, dell’anticapitalismo, usiamo la forma del verbo ‘dovere‘ come “deve“, “dovrebbe” o ‘volere‘ a proposito dei corsi della storia e della lotta delle masse, siamo assolutamente al di fuori dal tracciato materialista e determinista.

Mario Tronti è morto e la teoria dell’operaismo è fallita come è fallita e fallirà di nuovo ogni teoria che cerca nel “libero arbitrio” della classe o del soggetto o dell’individuo la leva per la rivoluzione. La leva della rivoluzione non è una soggettività nel senso di Marx del Manifesto. Il Manifesto era un testo idealista e impregnato dal pensiero illuminista. La rivoluzione è un “movimento reale che…“, ma non rappresenta una soggettività. Poiché la società reale si basa su delle “relazioni”, la leva è lo sgretolamento delle relazioni complesse di questo modo di produzione. Quello che sta accadendo nel Sahel è un ulteriore segnale forte dello sbriciolamento di questo modo di produzione che le “circostanze della storia” hanno fatto si che si sviluppasse attraverso il colonialismo, il razzismo, la schiavitù, la democrazia a egemonia occidentale.

In questi giorni ho ascoltato molti giovani immigrati in Italia dall’Africa, nessuno pensa al “capitalismo multipolare“. La maggior parte delle persone che vivono in Africa, soprattutto nel Sahel, sono giovani, il 70% ha meno di 35 anni. La maggior parte di loro era bambino durante o nati successivamente alle primavere arabe del 2011-12 – quando al fallimento del nazionalismo arabo degli anni ’50 e ’60 le masse cercavano come soluzione quelle possibilità di connettersi alla catena globale del valore rimuovendo la caste al potere, quindi guardando alla democrazia, che significa democrazia occidentale. La maggioranza non ha visto il primo massacro in Iraq (1990-91) ed è cresciuta all’interno di una rinnovata forma de facto del saccheggio colonialista, quindi la storia – come sempre – non può ripetere gli stessi fatti. In questo momento il saccheggio dell’Africa vede le potenze dell’ex colonialismo occidentale e la Cina, mentre la Russia sta facendo leva sulla legge ineguale dello scambio di merci e materie prime a suo vantaggio e questo vantaggio deriva proprio dall’accaparramento delle terre da parte delle altre potenze.
Allora è normale che le masse africane sfruttate combattano le potenze coloniali, non si pronuncino sulla Cina e guardino a coloro con cui potrebbero scambiare le merci, anche se la loro speranza è illusoria.

Le sinistre occidentali confermano essere il riflesso dell’eurocentrismo storico del proletariato europeo, occidentale e bianco come risultato della “democrazia e del colonialismo” gridando al “fantasma del putinismo” in Africa: ah “povero Putin” che è più spaventato e preoccupato di loro per ciò che sta accadendo in Africa.
Durante la seconda guerra mondiale erano indifferenti o giustificarono il massacro dei neri africani usando il “fantasma del nazismo” (basti pensare all’India, all’Algeria, ecc.).
Il movimento storico afroamericano (ai tempi di W.E.B. Du Bois) guardava al Giappone e rimase a lungo la spina nel fianco contro lo sciovinismo statunitense. Quando il Giappone sconfisse l’esercito zarista nella guerra del 1905, fu percepito come un evento impressionante e inaspettato. Dopo molti secoli, un esercito non europeo sconfisse in guerra un esercito europeo bianco. Era ed è tuttora una considerazione opportunistica il fatto che il Giappone stava diventando una nuova potenza imperialista, mentre i neri e gli africani subivano da secoli il colonialismo e la schiavitù dagli Stati Uniti e dall’Europa percepiti come una forza della natura.

Ancora un’altra volta la sinistra trova delle ragioni per non stare al fianco del coraggio dei neri Africani.


Il pelo e l’uovo – Michele Castaldo

Quando si mettono insieme troppe cose non si riesce a far emergere la tesi di fondo, indipendentemente dalla propria volontà di chi scrive.
I militanti della Tendenza Internazionalista Rivoluzionaria sono legati al principio teorico della soggettualità della classe e di esso (principio) prigionieri. Ad ogni piè sospinto si infilano nelle situazioni più complicate e non riescono a venirne a capo per il principio appena enunciato. Pertanto anche sui fatti importantissimi che stanno succedendo in questo periodo in Africa – Niger e dintorni – si aggirano in modo sconclusionato cercando di raccordare fili che non si possono in alcun modo raccordare e chiarisco il perché.

A un certo punto si dice di Saddam Hussein del 1990/1, ovvero di quando dopo l’annessione del Kuwait ci fu una esultanza generalizzata per tutto il Medio Oriente e il mondo arabo e islamico. Il che fu vero, ma si aggiunge che Saddam si guardò bene dall’armare il popolo per schierarlo conseguentemente contro l’insieme dell’Occidente.
Si tratta di una vecchia tesi contrabbandata da marxisti da quattro soldi secondo i quali i capi decidono per il popolo se venderlo, tradirlo o meno. E’ una tesi non materialista, men che meno determinista, che mette l’uomo al servizio dell’idea piuttosto che spinto dalle necessità. Una tesi che non aiuta a capire la storia passata e men che meno quella presente e la direzione della tendenza del modo di produzione capitalistico in crisi di sistema oggi.
Quella tesi viene riproposta per il Niger e alcuni paesi confinanti a dimostrazione di quanto ci si rifiuta di capire per appellarsi al proprio schema ideologico della classe per concludere addirittura con un appello alla soggettualità della stessa, e chi se non il proletariato occidentale che « Ma cesserà di esserlo quando il proletariato occidentale si sarà finalmente risvegliato dal torpore che tutt’oggi l’attanaglia e lo rende complice delle efferatezze dei propri padroni ».
La domanda che andrebbe rivolta a questi militanti (qualcuno fra i maggiori esponenti bussa verso la ottantina, dunque non di primissimo pelo) è: ma cosa deve accadere perché si risvegli il proletariato occidentale attanagliato e complice delle efferatezze degli occidentali in Africa e non solo? Provate a rispondere con onestà se avete coraggio, e vi accorgerete che sarete costretti a mettere in discussione il vostro “architrave” teorico.
Capisco che è difficile ma almeno vi eviterebbe di scrivere e parlare a vuoto, perché nel 1990/1 – dovreste ricordare che era implosa l’Urss, la Cina viaggiava a gonfie vele sulle ali del denxiaopinghismo, e l’Occidente riuscì a far schierare dietro le bandiere dell’Onu – il famoso covo dei briganti – il resto del mondo.

Mentre oggi il modo di produzione capitalistico versa in una profonda crisi di sistema e l’Occidente ha il terrore di un’azione contro il Niger e i paesi confinanti anche perché teme che possa scoppiare l’intera Africa. Sicché se la “giunta” militare del governo nigerino scende a patti con i governi filoccidentali dell’Africa lo fa nella speranza che gli venga allentato il cappio al collo delle sanzioni e scambiare il cappio al collo per debolezza ideologica del governo nigerino è da meschini. Ovvero di ergersi a giudici della storia all’ombra delle proprie comodità.
Sicché tutto il vostro ragionamento sulla giunta “militare” nigerina che si guarderebbe bene da armare il popolo è farlocco come privo di senso quello su Saddam Hussein.

La storia – egregi compagni – è tempo e mai un tempo è uguale all’altro, proprio perché è «temporaneo». Se non siete capaci di capirlo, pazienza, ma almeno parlate d’altro, piuttosto scrivere scemenze.
Il modo di produzione capitalistico viaggia verso l’implosione e le masse africane – che non
conoscono la forza dell’impersonalità delle leggi del moto – possono anche illudersi sul multipolarismo agognato da Russia e Cina, ma il materialista no, e chi rincorre la soggettualità della classe non è meno ingenuo di chi crede al multipolarismo di Cina e Russia.

Michele Castaldo – 14 Agosto

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