Di Michele Castaldo
Pubblico una analisi di Michele Castaldo sul caso del Generale Vannacci che sta suscitando un larghissimo dibattito nella pancia molle di un paese imperialista come l’Italia, che si riconosce parte di quel mondo Occidentale e si ritiene “inventore” delle civilità e dell’umano progresso che prende il nome di capitalismo. Non sono i personaggi a fare la storia, è la storia a determinarne i personaggi. Vannacci e il suo condensato d’ira contro tutto e tutti è il prodotto di una crisi generale di un modo di produzione che, anche attraverso la decrescita di natalità, scompone e sbriciola la comunità del liberalismo democratico, che si trova inaspettatamente al redde rationem di quel processo storico temporale finito che consentì all’Europa di dominare il mondo.
L’Europa è di fronte al canto del cigno: da un lato non puó che aggrapparsi agli Stati Uniti per continuare a succhiare il grasso; ma al tempo stesso vede con funesto presagio arrivare il moto d’onda di quella crisi inarrestabile di un modo di produzione unitario attraversare l’Atlantico e percepita come modernità che sbriciola la tradizione, dunque a ridimensionarne gli antichi fasti. Che sia un Alto Generale dell’Esercito Italiano, dunque un servitore e prodotto dell’imperialismo tricolore a essere voce e riflesso agente di questa contraddizione in seno all’Occidente, non dovrebbe suscitare stupore, quando già due anni fa i massimi rappresentanti dello Stato Maggiore Militare Italiano commentarono la precipitosa fuga degli USA e della NATO da Kabul e dall’Afghanistan come una “ritirata con disonore”.
Invero come in una tragedia greca i tempi della storia scrivono il copione e forniscono voce ai suoi personaggi costretti a recitare a soggetto nell’agone della crisi di un modo di produzione unitario, i quali tentano convulsamente di salvare lo stato di cose presente e inscenano un inedito dramma sociale: da un lato il diritto all’odio per la difesa della “tradizione”, che nel passato ha rappresentato la giustificazione ideologica del dominio e il privilegio Europeo e Occidentale su tutti gli altri popoli e oggi ridotta a carcassa putrescente dalla crisi della produzione di valore; e il diritto di inclusione attraverso l’uso della scienza e lo sfruttamento della femmina di specie ridotta a asset di capitale, per rinnovare la riproduzione della proprietà dei figli e del valore per le famiglie delle nazioni più ricche. Ossia un caotico e convulso dimenerarsi a conservazione di un processo storico che produce barbarie contro le altre specie, il mondo della natura e la comunità umana, sembra narrare il coro dei satiri.
Da l’aedo de La Causa delle Cose
Il famoso adagio dice che se il dito indica la luna il fesso guarda il dito. Mai fu più appropriato quel detto alle circostanze attuali, ovvero allo sbottamento di un generale dell’esercito ex Folgore che non le manda a dire, ma che prende carta e penna e diviene un fiume in piena contro quello che non gli garba. Il personaggio ne ha per tutti: per gli omosessuali, per le lesbiche, per i matrimoni gay, per la fecondazione assistita, per gli abortisti, per la doppia genitorialità, per gli immigrati, per gli ambientalisti, per i ladri d’appartamenti, per gli zingari che rubano sugli autobus, per gli occupanti “abusivi” di case e cosi via. Ha dimenticato i comunisti, forse perché li ritiene ormai estinti, bontà sua.
Ovviamente è stato subito rimosso e ritenuto una variabile “impazzita” all’interno di una istituzione “sacra” come l’esercito, nel tentativo di salvare la faccia della Repubblica democratica fondata sul lavoro. A differenza dei tanti – volutamente – sempliciotti che sposano l’idea che un personaggio come Roberto Vannacci non possa in alcun modo rappresentare una parte considerevole del popolo italiano, chi scrive è meno ingenuo e – per così dire – più smaliziato e cerca di capire cosa muove dal sottofondo sociale che erutta dalla bocca del generale. Per un ragionamento molto semplice: o c’è una forza sotterranea che spinge verso l’alto in cerca di un cratere oppure il vulcano è spento. Come dire: è l’abc della fisica. Insomma « il troppo odio » che questo signore esprime non può essere il frutto di una sola persona e non a caso i fogliacci di destra lo cavalcano ben consapevoli che esprime un sottofondo reale presente nella società dopo 500 anni di dominio coloniale e imperialista.
Le questioni che il generale menziona sono tutti problemi reali della vita sociale attuale in modo particolare in Occidente, e in modo ancora più preciso in Europa dove incombe potente l’onda lunga americana, ovvero del punto più alto raggiunto dal modo di produzione capitalistico. Prova ne sia il dibattito che si sviluppa negli Usa sugli stessi temi ma in ambiti per così dire “meno sbottati”, cioè fra l’intellighenzia che dà ad essi maggiore “nobiltà” di pensiero piuttosto che un gretto decorato dell’esercito come Vannacci. Ma – ripetiamo – le questioni sono le stesse e vengono riprese anche in ambiti non occidentali, in modo particolare sulla omosessualità, per essere criticati quali espressioni degradanti del punto cui è giunto l’Occidente col suo “modello” di sviluppo. Non a caso lo stesso Vannacci fa riferimento alla Russia di Putin.
Per trattare compiutamente tutte le questioni che il generale tira in ballo ci vorrebbe ben altro che queste scarne note e si corre, perciò, anche il rischio di essere fraintesi specie per chi non vuole capire e cerca il pelo nell’uovo, e legge in modo distorto la nostra critica al modo di produzione capitalistico in questa fase. Pazienza.
Il totem preso di mira dal generale sbottato è quello degli omosessuali nei confronti dei quali dice « fatevene una ragione! Non siete normali ». Beh se il termine di paragone è il virile generale e l’omosessuale che per secoli è stato ghettizzato, disprezzato, umiliato e represso a ogni livello, ha ragione il generale: l’omosessuale non è normale. Stesso discorso per la lesbica che ha dovuto rompere la cortina di ferro costruitaleintorno per dichiarare finalmente ai quattro venti di provare sentimenti sessuali diversi dal comune pensare femminile, ovvero di essere attratta da un’altra persona dello stesso genere.
Ma in questo modo non avremmo risolto il problema, perché per il generale « è normale » quel che è maggioritario nella società e una minoranza – come lui la definisce – non può atteggiarsi a dettare legge. Perché è questa la questione che il generale pone: passi che siate omosessuali, passi che non potete più essere discriminati con ogni sorta di aberrazione, ma non potete dettare legge, perché la legge la detta la maggioranza della società che è normale.
Non abbiamo nessuna intenzione di spiegare al gretto personaggio che in natura niente è regolare e che tutto si sviluppa per aggregazione atomistica, un concetto che è in disuso anche fra “acuti” intellettuali, figurarsi per un personaggio abituato a usare solo la forza. Non a caso non sono scesi in campo “intellettuali” di destra prima di lui ma hanno lasciato mano libera ai fogliacci di pura propaganda quotidiana al servizio dell’egoismo individualistico dei più forti.
Detto degli omosessuali nel corpo maschile, non diversamente si pone la cosa per le lesbiche nel corpo femminile, che il cardinale Tonini, di livello meno gretto del generale Vannacci, sintetizzava, per entrambi « un corpo in disordine ». Ma anche qui vale la stessa regola: se la natura è ordine, un corpo femminile con desiderio sessuale per un corpo femminile vuol dire che è un corpo disordinato. Mentre il generale la pone in modo gretto, appunto, dicendo « non siete normali » il Tonini la nobilitava ma sanciva lo stesso principio innaturale, ovvero di una natura ordinata.
Ora mentre dietro il generale c’è la forza bruta e la grettezza, dietro il cardinale Tonini c’è la « “raffinatezza” » filosofica della natura creata da Dio e dell’uomo a sua immagine e somiglianza, cui gli ha concesso il libero arbitrio e che non si capisce bene perché a un certo punto un maschio ha sentimenti omosessuali e una femmina è lesbica. Un Dio un poco opportunista perché se l’uomo fa bene è espressione di Dio, se fa male la colpa è sua, ha usato il libero arbitro per fare del male. Diventa così un terreno di “alta filosofia” e non se ne esce anche perché la Chiesa cattolica, ben più esperta e furba del generale, se dura da duemila anni, di fronte all’impossibilità di spiegare i suoi assunti se ne esce con un« mistero della fede » e siamo tutti resi silenti. Chi può opporsi a un misterioso atto di fede?
Lasciamo perciò da parte l’”alta filosofia” e scendiamo sulla grigia terra che i comuni mortali sono abituati a calpestare e cerchiamo di spiegare il perché, ovvero le ragioni che spingono un personaggio simile a divenire la bocca del vulcano. Lo facciamo ponendo l’interrogativo: perché a questo punto? E in subordine: cui prodest? A chi giova?
In prima istanza si potrebbe dire che il generale Vannacci viene difeso dai fogliacci di destra che fanno una spietata propaganda contro il “modernismo” di sinistra. Non è proprio così, perché il Corriere della Sera, che per storia e cultura non è Libero, La verità e/o Il giornale, che senza sparare titoloni in prima pagina, nelle pagine interne ne prende le difese e ne esalta il ruolo in anni di servizio scrivendo: « è la storia di un militare pluridecorato, che già a 24 anni partecipa in Somalia a una missione per “neutralizzare” i miliziani del signore della guerra Mohammed Farah Aidid, mentre a 26 anni è impegnato in Rwanda durante i giorni del genocidio. Presto scala le gerarchie dell’esercito e viene messo a capo di missioni importanti, ex Jugoslavia, Afghanistan. Poi l’Iraq (dove invece a capo della Folgore, si occupa di formare i miliziani locali alla contro insurrezione in funzione anti Isis) ». Un odio diffuso a piene mani, come si vede, ben prima di metterlo nero su bianco e pubblicarlo. Insomma un linguaggio, quello del Corriere della Sera, neocolonialista e imperialista a tutto tondo con toni che si confanno a chi sa di far parte ancora di un mondo potente, pur se in decadenza.
Poi però, siccome in tutte le carriere si inciampa in qualche passo poco gradito alle altissime sfere e allora per punirlo lo si promuove. Forse è il caso di quanto accaduto a Vannacci che – citiamo sempre dal Corriere della Sera – « potrebbero aver pesato due episodi che lui stesso presentò alla procura militare contro i vertici dell’esercito, per le possibili omissioni sulla tutela della salute dei soldati a contatto con l’uranio impoverito. In uno dei due esposti, datato 13 marzo 2019 – 57 pagine oltre agli allegati – il generale scrive di soldati “esposti massicciamente in tutta l’area, senza che alcun provvedimento di prevenzione e mitigazione dei rischi fosse stato attuato sino alla data del 08/05/2018 ».
Ora se una cosa del genere l’avesse scritta un estremista di sinistra nessuno gli avrebbe dato credito e sarebbe passata inosservata, ma avendola scritta un generale, un uomo di campo, avrà dato molto fastidio. Semmai la domanda che tutti gli altri non fanno è: ma perché il generale Vannacci ha alzato tanto il tiro su aspetti extramilitari della società che vanno per la maggiore nell’altra parte dell’Atlantico e contrastati da una corrente trumpiana
Dalle mie parti si usa dire che si parla al figlio perché nuora intenda e l’uscita di Vannacci insieme a tante altre di destra, di questi giorni, ha tutta l’aria di chi in Europa comincia a farsi i conti sulla punta del naso circa la guerra in Ucraina e la sudditanza alla Nato-Usa. Ci sbagliamo? Al lettore l’arduo compito di seguire gli eventi.
Per quello che qui ci riguarda vogliamo soltanto sottolineare un aspetto che è sotto gli occhi di tutti in questa fase: la decrescita demografica in Europa, in Occidente e nella stessa Cina, dovuta al livello di sviluppo dell’accumulazione e della produttività che ha innescato una crisi senza via di uscita, mentre in Africa c’è la tendenza inversa, ovvero un incremento della natalità. Sicché un nazionalista vero nota con preoccupazione tale fenomeno e cerca di porvi rimedio con la rozzezza di chi è abituato a ragionare solo in termini di forza guardando al passato, a quando l’Europa dominava il mondo e oggi è – con gli Usa – in braghe di tela. Questo vuol dire che se l’atleta Egonu è ritenuta italiana « i suoi tratti somatici non lo sono ». Dunque il povero disgraziato generale ha un’idea dell’Italia, degli italiani e dell’italianità tutta sua e di quanti a destra pensano di fermare la storia. Ma a quando esattamente? Non è dato sapere.
Ora che un generale della specie di Vannacci possa essere un nazionalista di destra – di destra? Ma non è dato conoscere anche di un nazionalismo di sinistra – è del tutto naturale, meno normale e naturale che in una fase di accresciuta concorrenza fra gli stati l’imperialismo maggiore, gli Usa, pretenda sottomissione totale da parte degli alleati minori come il caso Italia dove la servetta Meloni fa da stuoino alla Nato e agli Usa in Ucraina. Dunque un nazionalista “vero”, ferito nell’orgoglio, si dà un colpo di reni, sbotta e va in escandescenza con fendenti nei confronti di nemici interni che in realtà rappresenterebbero una tendenza proveniente dall’al di là dell’Atlantico e si tenderebbe a scopiazzarla anche nella nostra Italia con tradizioni antiche e diverse d’oltreatlantico, magari impersonate dalla Shleyn eletta a capo del partito democratico con tutte le caratteristiche democratiche americane.
Da qui la critica alle coppie gay, alla maternità surrogata, alla genitorialità unisex ecc. ecc. e non solo, ma anche a un apprezzamento ai valori sociali « nella saggia Russia di Putin»sotto l’occhio del ciclone, per i suoi caratteri politici ritenuti “antidemocratici” in gran parte dell’establishment d’Occidente.
C’è però un ultimo aspetto che deve essere preso in esame ed è quello che una certa destra, ci riferiamo a quella sguaiata, strapagata dai vari gruppi di industriali apertamente di destra come il fu Berlusconi, tanto per intenderci alla Sallusti, Bel Pietro, Borgonovo, Feltri e così via, che però colgono nel segno, contrariamente a quanto vanno scrivendo certi imbecilli che si definiscono di estrema sinistra e che parlano di razzismo di stato rimuovendo così le ragioni storiche di un razzismo popolare che invece il generale ben pone in evidenza.
Mi riferisco al sottinteso di quanto scrivono questi fogliacci di destra come ad esempio l’”arguto” Sallusti e cioè: « Già, c’è poco da fare: un alto ufficiale in carica non può scrivere ciò che lui ha scritto, parole indifendibili. Ma attenzione » e qui siamo sul punto analitico, teorico e politico su cui fermare la nostra attenzione e riflettere « se fosse concesso – non lo sarà – di andare oltre il linguaggio si potrebbe osservare, e magari discutere, che la verità sottintesa in quel libricino è sì scorretta ma non per questo falsa: ci stiamo avviando a grandi passi – sostiene in sintesi l’autore – verso una dittatura culturale e politica delle minoranze e a una emarginazione se non persecuzione di tutto ciò che richiama a identità e regole. » e ancora « Proprio quel mondo “mondo al contrario” che il generale Vannacci ha scelto non a caso come titolo di uno scritto non pubblicabile e per questo di sicuro successo ».
Epperò signori cari, voi non potete essere liberisti a giorni alternie difendere con le unghie e coi denti l’attuale modo di produzione in crisi e avviato verso la catastrofe e contemporaneamente denunciate i suoi riflessi nefasti, non potete – con Vittorio Feltri, che si atteggia da Fukuyama italico, porre l’individuo al centro della scena e meravigliarvi poi se questo da omosessuale o lesbica pretenda eguali diritti sulla fecondazione assistita e sui matrimoni dello “stesso” sesso.
Tiriamo qualche filo di conclusione mettendo i piedi nel piatto dicendo: circa il “diritto” alla maternità surrogata e fra lo stesso sesso con l’utero in affitto siamo alla barbarie, non ci vuole molto per capirlo, perché prevale il diritto dell’uno/una contro un’altra, cioè chi è costretta a cedere l’utero in affitto; ma va svelata la natura di questa necessità che viene definita “diritto”, essa consiste da un lato nel dare continuità al senso di proprietà del figlio, indipendentemente da come viene generato, perché, se no?« avere un figlio proprio ». E se la sinistra storica sostiene questo diritto sta in coda al liberismo individuale e individualista nonché al principio della proprietà del figlio come rigenerazione patrimoniale.
L’altra motivazione che sta dietro la maternità assistita, surrogata e quant’altro è dovuta oltre all’infertilità dei due sessi dovuta a fattori alimentativi, ambientali e allo stress, anche al calo demografico che vuol dire calo del consumo delle merci che in una fase come quella attuale aggrava oltremodo la crisi. Altrimenti detto: mentre aumenta a dismisura la produzione delle merci c’è un calo dei potenziali consumatori.
Insomma il modo di produzione capitalistico si è andato a infilare in un cul de sac dal quale non può uscire se non attraverso una catastrofe perché da un lato ha emancipato la femmina, in modo particolare in Occidente e attualmente anche in Cina, rendendola meno propensa alla maternità, dunque riducendone le potenzialità; mentre dall’altro lato ha sviluppato una accumulazione e una produttività tale che non riesce a smaltire le merci prodotte. Dunque, dice alle donne: fate come volete, purché facciate figli, tanti figli altrimenti le merci prodotte restano invendute e rischiamo il collasso. È questo il dramma cui è giunto il modo di produzione capitalistico.
Per chiudere va ribadito, anche in questa sede, un principio più volte espresso: la storia non è fatta di modelli ma di tempi; e per meglio ancora dire sono i tempi che producono “modelli” cioè tempi diversi. Per cui comparare – come fa il generale Vannacci – il bel verde della mia valle del tempo che fu contro i disastri d’oggi è privo di senso. La storia non si ripete mai uguale a sé stessa.
Ci salverà dal sicuro disastro il povero Roberto Vannacci che pensa di spostare di alcuni secoli all’indietro le lancette della storia dopo essere stato preso a pedate in Afghanistan insieme al resto dell’Occidente e della Nato?
Diciamocela tutta: lo sbottamento scomposto del generale Vannacci è espressione dello stato d’animo di ceti sociali, anche popolari, vissuti all’ombra di un dominio imperialista che si va definitivamente esaurendo e che avvertono l’avvicinarsi della catastrofe e non comprendendone fino in fondo le ragioni reagiscono in modo scomposto. Ne vedremo ancora delle belle. Tempo al tempo, e occhio agli Usa, siamo solo ai primi sintomi di una fase che è rivoluzionaria.
Michele Castaldo, 20 agosto 2023