Adil Belakhdim ucciso dal profitto

Ieri 18 giugno 2021, Adil lavoratore e responsabile provinciale del Si Cobas di Novara è rimasto ucciso travolto da un camion che ha provato a forzare il picchetto dei lavoratori davanti al magazzino Lidl di Brianbate Novara, in lotta nell’ambito dello sciopero generale della logistica indetto dal sindacato di base Si Cobas.

Non è ancora emerso chiaramente se il driver che lo ha ucciso fosse un lavoratore di una cooperativa, dunque un’altro lavoratore, o un piccolo camionista proprietario della sua motrice.

Quello che è certo che l’uomo posto di fronte alla crisi economica generale ed al miraggio che se ci si dedica corpo e anima sull’altare della produttività e della produzione del valore capitalistico, del profitto, chi guidava il camion – responsabile ultimo dell’assassinio di Adil – sarà stato preda dal non voler perdere un carico merci, da cui dipende la riproduzione delle sue condizioni materiali di vita.

Chi guidava il camion ed ha ucciso Adil nella insofferenza contro i lavoratori in sciopero, ha sopra di se il tarlo che gli batte in testa: produci, produci, produci per l’economia, per il capitale, per il profitto. E questo tarlo è la materializzazione nel singolo uomo di essere al servizio della produttività e della accumulazione capitalistiche, come unica via per soddisfare la necessità di realizzazione dei bisogni umani.

Non fa differenza se la forza impersonale della società basata sulla produzione di merci e per l’accumulazione del capitale che ha condotto il camionista a premere sull’acceleratore sia stata per il profitto privato del piccolo imprenditore di se stesso e proprietario motrice: è in ogni caso l’insieme complesso, generale del modo e dei rapporti di produzione capitalistici, che determinano la rincorsa a tutti i costi verso la realizzazione del profitto privato, ad essere responsabile diretta della morte del compagno Adil ucciso dal profitto.

Il camionista che ha ucciso è il braccio, ma la multinazionale Lidl è parimenti esecutrice responsabile dell’assassinio del compagno Adil.

Il Fatto Quotidiano riporta la notizia ed il commento di Fratoianni (Sinistra italiana). Lui dice: “È normale che nel 2021 si finisca all’ospedale o all’obitorio per difendere i diritti del lavoro?”

Costoro che immaginano il capitalismo e le sue relazioni sociali tra gli uomini come l’unico mondo possibile, ma perfettibile e che dunque difendono, non potranno mai capire la normalitá della profondità della barbarie che il capitalismo produce opprimendo i lavoratori ed avvelenando il cuore di rabbia e odio dell’ignoto camionista.

Questa pagina non si stupisce anzi raccomanda i lavoratori che lottano di essere serrati ed accorti.

La crisi è sempre più profonda generando odio anti proletario da parte di chi nella proprietà privata e nella accumulazione del profitto ne trae le condizioni della propria esistenza.

La stessa cosa è accaduta pochi giorni fa a Minneapolis a Deona Marie, madre di due figli trentaduenne e bianca, travolta da un SUV impazzito scagliatosi contro il blocco della piazza occupata dal proletariato nero contro l’ennesimo omicidio ai danni di un giovane nero – Winston Smith – da parte degli U.S Marshals. La democrazia USA non puó sopportare le “free zone” dove ancora ribolle la necessità alla lotta di un proletariato giovane nero che attrae alla battaglia proletari di tutti i colori ed anche bianchi.

La lotta contro il razzismo sistemico del capitalismo, richiama la lotta contro la società determinata alla produzione del profitto e sulla appropriazione privata del valore. Negli Stati Uniti lo squadrismo bianco intuisce il senso del movimento di ribellione dei neri e del proletariato meticcio, e si arma con qualsiasi mezzo per difendere il privilegio che la società impersonale del capitalismo assegna loro.

Suv impazziti ed omicidi, camion motrici impazzite ed omicide stanno diventando la regola ovunque.

Stare uniti, stare stretti, stare vigili, stare organizzati.

Perchè la profondità di questa crisi generale del capitalismo puó determinare l’improvvisa violenta reazione dello Stato, così come di ignoti autisti di SUV e motrici impazzite contro i lavoratori e contro chi lotta contro lo sfruttamento e l’oppressione generale capitalistica.

Una reazione contro chi lotta che in alcuni casi puó determinare una violenta contrapposizione tra proletari contro altri proletari gettati nella generale concorrenza sul mercato delle braccia e della forza lavoro.

Negli Stati Uniti la contrapposizione tra proletari determinata dai meccanismi impersonali del capitalismo è contrastata al momento dagli effetti della generale rivolta di proletari scoppiata nel nome di George Floyd e che ancora adesso cova sotto la brace.

In Italia, dove la massa dei proletari ancora è passivizzata dalle necessità economiche che il capitalismo impone, i lavoratori, i giovani proletari italiani ed immigrati sono esposti di continuo che fratelli operai possano essere istigati dalle forze del capitale contro altri proletari.

A Brianbate, dopo il drammatico fatto, i lavoratori non si sono lasciati dividere passivamente, all’interno del magazzino Lidl, dove la maggioranza dei lavoratori era intenta a produrre per il profitto e non stava partecipando allo sciopero, appena è circolata la notizia della drammatica morte di Adil schiacciato dalla motrice, è scoppiato lo sciopero spontaneo di tutti i lavoratori. Tutti gli operai e le operaie si sono alzati dalle linee della produzione e hanno bloccato tutti i cancelli dell’impianto.

In una intuizione collettiva e spontanea che il proletariato acquisisce nel nomento della sua azione, i lavoratori Lidl di Brianbate hanno accusato la multinazionale e i responsabili dell’azienda per la “sicurezza sul posto di lavoro” di essere rei e parimenti responsabili dell’uccisione del lavoratore.

Infatti, la motrice che ha travolto il compagno Adil è potuta uscire dai cancelli dell’impianto contromano, attraverso il gate di entrata dei camion e delle merci, probabilmente nella negligente disattenzione delle norme di sicurezza da parte della azienda, se non nel suo diretto coinvolgimento a suggerire ai camion l’uscita contromano per evitare il blocco dei lavoratori in sciopero davanti al regolare cancello di uscita.

La dinamica dell’incidente ci interessa non per le indagini della magistratura e della giustizia borghese, ma per la reazione istintiva dei lavoratori che ne è seguita.

L’uscita contromano della motrice, per cui il blocco operaio è rimasto sorpreso ed il compagno Adil morto assassinato, ha fatto montare ancora di più la rabbia di tutti i lavoratori coinvolti nell’improvviso sciopero spontaneo.

Mentre il manager Lidl e responsabile per la sicurezza sul posto di lavoro rilasciava dichiarazioni di fronte ai cancelli a stampa e TV che chiedevano “come è possibile che un TIR di quelle dimensioni abbia potuto eseguire l’uscita dall’impianto contromano”, i lavoratori gridavano rivolti ai manager aziendali assassini, assassini con tanto di sonoro schiaffone in faccia operaio dato al manager Lidl davanti ai giornalisti.

Presto, un sussulto anonimo, tremendo e improvviso farà i conti fino in fondo di tutta la merda di questo mondo capitalistico, l’unica giustizia possibile.

Vicino al lottatore coraggioso Adil ed ai suoi compagni lavoratori del Si Cobas e a tutti i Si Cobas.

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