La schiavitù non si è mai estinta.


L’industrialismo capitalista non l’ha mai soppiantata e se ne è sempre avvantaggiato per espandere l’accumulazione, la concentrazione del capitale e l’estorsione del plusvalore socialmente realizzato attraverso la dominazione della forza lavoro.
La schiavitù è fondamento della societá e del modo di produzione capitalistico. Se la produttività e l’innovazione tecnologica rendeva tecnicamente impraticabile il lavoro su base schiavistica (come rendere sottomessi alla macchina ed alla catena di montaggio gli umani alienati dal possesso dei mezzi di produzione e dal risultato del loro lavoro sociale con le catene ai piedi?) nella fabbrica moderna, esso ha esteso il regime del lavoro schiavile e del lavoro forzato alla scala del mondo globalizzato, alla scala della piantagione capitalistica mondiale.
E quando la forma del controllo del lavoro alienato sarà possibile estenderlo attraverso i braccialetti elettronici stretti alle caviglie ed ai polsi, non solo avremo il lavoro forzato e il lavoro schiavile alla scala di massa della moderna piantagione, ma li vedremo al fianco del lavoro salariato all’interno della stessa fabbrica automatizzata o nella moderna industria della logistica.
Semplicemente il capitalismo, pena se stesso, non puó fare a meno della schiavitù, del lavoro forzato, come non puó fare a meno della schiavitù del lavoro salariato. Il capitalismo su questa base non puó che rafforzare l’oppressione, la divisione e la contrapposizione sulla linea del colore razzista.
Due immagini tra loro lontane di 150 anni. Ma gli sfruttati che fuggono dalla piantagione capitalistica globale, cui vi sono costretti con la violenza, ancora oggi sono braccati con la stessa violenza.
Una opinione su "Vecchio e nuovo schiavismo!"