Ricevo da Campagne in Lotta questo loro articolo, il cui titolo per esteso è Di eroi e del recinto del consentito: una riflessione su repressione e solidarietà alle lotte al di là della sentenza a Mimmo Lucano.
Che cos’è il recinto del consentito? Campagne in Lotta ce lo spiega perfettamente, colmando o chiarendo anche alcune lacune presenti nell’articolo di questo blog Mimmo Lucano e l’ipocrisia di comodo…
È la riduzione dell’antirazzismo al consentito dal sistema generale dei rapporti di capitale su scala globale, per cui il il modello riace è l’unico orizzonte possibile, dove accoglienza ed integrazione è la riduzione degli immigrati a mano d’opera a basso costo e sotto perenne ricatto, mentre per gli altri, la gran parte, li si deve lasciare ai margini dei rapporti di riproduzione sociale capitalistica: chi ghettizzati nei campi, chi nel precariato clandestino nelle metropoli, chi rinchiuso nei lager a cielo aperto dentro i confini o oltre il confine armato. Contro di essi, Salvini invoca l’espulsione di massa, ma in realtà questa massa di dannati della terra serve come pressione sociale, come moderno esercito industriale di riserva di fatto come moderni schiavi, cui il modello Riace non puó che esserne funzionale.
Allora come non condividere al 100% la riflessione di Campagne in Lotta:
Quella costruita dai media in questi anni e rafforzata ancor di più con l’arrivo della sentenza è una rappresentazione paternalista, tutta incentrata sulla figura individuale di un uomo bianco a cui si delega l’antirazzismo, dipingendolo come il salvatore – finendo peraltro per strumentalizzare dietro questo simbolo la persona in carne ed ossa, in maniera trasversale agli orientamenti politici. Il rischio che si corre, a nostro avviso, è che il caso Lucano e la narrazione che se ne fa distorcano la realtà, oscurando ciò per cui immigrati e solidali lottano davvero (l’abolizione del regime dei confini e non il suo maquillage) e schiacciandone le rivendicazioni per ridurle alla pretesa di realizzare un’ ”accoglienza di qualità”, “degna” e “rispettosa dei diritti”. “Il modello Riace” presentato come alternativa, l’utopia realizzata…
Il blog Noi non abbiamo patria condivide appieno la loro riflessione e invita il lettore a leggerla attentamente.
Grazie compagn* di Campagne in Lotta.
Caro Dino,
Non so perché tu abbia voluto capire male, non dico che le lotte contro il green pass bloccano le lotte, dico che sono un diversivoâ¦
E le lotte contro il green pass mi sembrano un diversivo per evitare che la lotta di giovani, operai, proletari ed immigrati vengano fatte per degli obiettivi più concreti come quelli per il salario e sicurezza sul lavoro, contro lo sfruttamento, ecc!
Saluti
Claudio
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Nel merito, ogni lotta si dà su un terreno materiale che morde alle caviglie le condizioni di riproduzione della vita, tutte le condizioni. Dire che talune siano un diversivo dalle “vere lotte” (a quali ti riferisci per esempio a quelle del movimento internazionale della seconda metà dell’800 per le 8 ore che poi come traiettoria politica condussero al disastro del 1914?) è un non senso. Ogni lotta è reale e si rivolge ad un aspetto materiale ed immediato in difesa delle condizioni di riproduzione della vita operaia, proletaria e degli umani. Lo è quella degli operai della GkN (che poi in chiusura del corteo del 18 richiamano alla necessità operaia di affrontare il tema del Green Pass, perchè “Giuseppe” morto stritolato da un macchinario il green pass ce l’aveva), come quelle lotte contro le discariche nei pressi dei quartieri delle estreme periferie proletarie e popolari. Nessuna lotta detiene l’imprimatur di condurre l’umanità sfruttata alla rivoluzione, ma solo una sollevazione contro tutti, TUTTI, gli aspetti della condizione generale di vita alienante e mercificata porranno come domanda e come risposta la lotta antagonistica davvero al sistema capitale e rivoluzionaria. Per esempio due giorni fa a New York c’è stata una piccola manifestazione di un paio di migliaia di persone dal carattere multirazziale e giovanile, tanti giovani nere, neri, bianche, bianchi, latine e latini. Erano anche non troppo ben vestiti e molti anche grassocci cosa tipica di chi in America ha pochi soldi e mangia merda. Era a SOSTEGNO della LOTTA DEGLI OPERAI EDILI di MELBOURNE che stanno con scioperi, blocchi e riots sfidando lo Stato che vuole imporre l’obbligo vaccinale altrimenti non si lavora. Insomma un corteo a New York contro il Green Pass ma con al centro il sostegno alla stessa lotta dei lavoratori di Melbourne. È un abbozzo di “internazionalismo”????
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Comunque caro Claudio, non so se hai postato qui per sbaglio il tuo commento (magari lo volevi mettere su un differente pezzo di questo blog o su un’altro blog). In ogni caso se con “Caro Dino” volevi far riferimento a “Dino Frisullo” egli è morto parecchi anni fa ed io l’ho ricordato in una articolo diverso ma sempre relativo alla vicenda di Mimmo Lucano
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